Page 583 - Giorgio Vasari
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perché di tutti non si ha cognizione, dirò quelli solamente che io vi ho

               conosciuti  di  importanza,  e  quelli  di  che  ho  per  qualche  ricordo
               cognizione. Nella storia dunque dove la reina Saba va a Salamone è
               ritratto Marsilio Ficino fra certi prelati, l'Argiropolo dottissimo greco e
               Battista Platina, il quale aveva prima ritratto in Roma, et egli stesso

               sopra  un  cavallo,  nella  figura  d'un  vecchiotto  raso  con  una  beretta
               nera, che ha nella piega una carta bianca, forse per segno o perché
               ebbe volontà di scrivervi dentro il nome suo. Nella medesima città di

               Pisa, alle monache di San Benedetto a ripa d'Arno, dipinse tutte le
               storie della vita di quel santo; e nella Compagnia de' Fiorentini, che
               allora era dove è oggi il monasterio di San Vito, similmente la tavola
               e molte altre pitture, nel Duomo dietro alla sedia dell'arcivescovo in
               una  tavoletta  a  tempera  dipinse  un  San  Tommaso  d'Aquino,  con

               infinito numero di dotti, che disputano sopra l'opere sue, e fra gl'altri
               vi è ritratto papa Sisto IIII con un numero di cardinali, e molti capi e
               generali di diversi Ordini. E questa è la più finita e meglio opera che

               facesse  mai  Benozzo.  In  Santa  Caterina  de'  frati  predicatori,  nella
               medesima  città,  fece  due  tavole  a  tempera,  che  benissimo  si
               conoscono  alla  maniera;  e  nella  chiesa  di  San  Nicola  ne  fece
               similmente un'altra, e due in Santa Croce fuor di Pisa. Lavorò anco
               quando era giovanetto, nella Pieve di San Gimignano l'altare di San

               Bastiano nel mezzo della chiesa riscontro alla cappella maggiore, e
               nella sala del consiglio sono alcune figure, parte di sua mano e parte
               da lui, essendo vecchie, restaurate. Ai monaci di Monte Oliveto nella

               medesima  terra,  fece  un  Crucifisso  et  altre  pitture,  ma  la  migliore
               opera  che  in  quel  luogo  facesse,  fu  in  San  Agostino  nella  cappella
               maggiore  a  fresco  storie  di  Sant'Agostino,  cioè  dalla  conversione
               insino alla morte; la quale opera ho tutta disegnata di sua mano nel
               nostro  libro,  insieme  con  molte  carte  delle  storie  sopra  dette  di

               Camposanto di Pisa.

               In  Volterra  ancora  fece  alcune  opere,  delle  quali  non  accade  far
               menzione. E perché quando Benozzo lavorò in Roma vi era un altro
               dipintore, chiamato Melozzo, il quale fu da Furlì, molti che non sanno
               più che tanto, avendo trovato scritto Melozzo, e riscontrato i tempi,

               hanno  creduto  che  quel  Melozzo  voglia  dir  Benozzo;  ma  sono  in
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