Page 569 - Giorgio Vasari
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di mostrare il patir della carne, e che la divinità nascosa in quel corpo
               serbasse in sé un certo splendore di nobiltà; dal quale mosso, Pilato
               che  siede  tra'  suoi  consiglieri,  pare  che  cerchi  di  trovar  modo  per
               liberarlo. Et insomma è così fatta questa pittura che s'ella non fusse
               stata  graffiata  e  guasta,  per  la  poca  cura  che  l'è  stata  avuta,  da'

               fanciulli et altre persone semplici che hanno sgraffiate le teste tutte e
               le  braccia  e  quasi  il  resto  della  persona  de'  Giudei,  come  se  così
               avessino  vendicato  l'ingiuria  del  Nostro  Signore  contro  di  loro,  ella

               sarebbe  certo  bellissima  tra  tutte  le  cose  d'Andrea.  Al  quale,  se  la
               natura  avesse  dato  gentilezza  nel  colorire,  come  ella  gli  diede
               invenzione  e  disegno,  egli  sarebbe  veramente  stato  tenuto
               maraviglioso.

               Dipinse in Santa Maria del Fiore l'imagine di Niccolò da Tolentino a
               cavallo,  e  perché  lavorandola  un  fanciullo  che  passava  dimenò  la

               scala, egli venne in tanta còlera, come bestiale uomo che egli era,
               che sceso gli corse dietro insino al canto de' Pazzi. Fece ancora nel
               cimitero di S. Maria Nuova in fra l'Ossa un Santo Andrea che piacque
               tanto, che gli fu fatto poi dipignere nel reffettorio dove i servigiali et

               altri ministri mangiano, la cena di Cristo con gl'Apostoli, per lo che
               acquistato  grazia  con  la  casa  de'  Portinari  e  con  lo  spedalingo,  fu
               datogli a dipignere una parte della cappella maggiore, essendo stata
               allogata  l'altra  ad  Alesso  Baldovinetti,  e  la  terza  al  molto  allora

               celebrato pittore Domenico da Vinezia, il quale era stato condotto a
               Firenze per lo nuovo modo che egli aveva di colorire a olio.

               Attendendo dunque ciascuno di costoro all'opera sua, aveva Andrea
               grandissima  invidia  a  Domenico,  perché  se  bene  si  conosceva  più
               eccellente di lui nel disegno, aveva nondimeno per male che, essendo
               forestiero, egli fusse da' cittadini carezzato e trattenuto; e tanta ebbe

               forza  in  lui  perciò  la  còlera  e  lo  sdegno,  che  cominciò  andar
               pensando, o per una o per altra via di levarselo dinanzi. E perché era
               Andrea  non  meno  sagace  simulatore  che  egregio  pittore,  allegro
               quando  voleva  nel  volto,  della  lingua  spedito  e  d'animo  fiero  et  in

               ogni azzione del corpo, così come era della mente, risoluto, ebbe così
               fatto  animo  con  altri  come  con  Domenico,  usando  nell'opere
               degl'artefici  di  segnare  nascosamente  col  graffiare  dell'ugna,  se
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