Page 554 - Giorgio Vasari
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che molti dicevano lo spirito di Masaccio era entrato nel corpo di fra'
               Filippo. Fece in un pilastro in chiesa la figura di San Marziale presso
               all'organo, la quale gli arrecò infinita fama, potendo stare a paragone
               con  le  cose  che  Masaccio  aveva  dipinte.  Per  il  che  sentitosi  lodar
               tanto per il grido d'ognuno, animosamente si cavò l'abito, d'età d'anni

               XVII. E trovandosi nella Marca d'Ancona, diportandosi un giorno con
               certi amici suoi in una barchetta per mare, furono tutti insieme dalle
               fuste  de'  Mori,  che  per  quei  luoghi  scorrevano,  presi  e  menati  in

               Barberia, e messo ciascuno di loro alla catena e tenuto schiavo, dove
               stette con molto disagio per XVIII mesi. Ma perché un giorno, avendo
               egli molto in pratica il padrone, gli venne commodità e capriccio di
               ritrarlo, preso un carbone spento del fuoco, con quello tutto intero lo
               ritrasse co' suoi abiti indosso alla moresca, in un muro bianco; onde,

               essendo dagli altri schiavi detto questo al padrone, perché a tutti un
               miracolo pareva, non s'usando il disegno né la pittura in quelle parti,
               ciò fu causa della sua liberazione dalla catena dove per tanto tempo

               era stato tenuto. Veramente è gloria di questa virtù grandissima, che
               uno a cui è conceduto per legge di poter condennare e punire, faccia
               tutto il contrario, anzi in cambio di supplicio e di morte, s'induca a far
               carezze e dare libertà. Avendo poi lavorato alcune cose di colore al
               detto  suo  padrone,  fu  condotto  sicuramente  a  Napoli,  dove  egli

               dipinse al re Alfonso, allora Duca di Calavria, una tavola a tempera
               nella  cappella  del  castello  dove  oggi  sta  la  guardia.  Appresso  gli
               venne  volontà  di  ritornare  a  Fiorenza  dove  dimorò  alcuni  mesi;  e

               lavorò alle donne di S. Ambruogio all'altare maggiore una bellissima
               tavola,  la  quale  molto  grato  lo  fece  a  Cosimo  de'  Medici,  che  per
               questa  cagione  divenne  suo  amicissimo.  Fece  anco  nel  capitolo  di
               Santa Croce una tavola, et un'altra che fu posta nella cappella in casa
               Medici,  e  dentro  vi  fece  la  Natività  di  Cristo;  lavorò  ancora  per  la

               moglie di Cosimo detto, una tavola con la medesima Natività di Cristo
               e  San  Giovanni  Batista,  per  mettere  all'ermo  di  Camaldoli,  in  una
               delle  celle  de'  romiti  che  ella  aveva  fatta  fare  per  sua  divozione,

               intitolata a S. Giovanni Batista; et alcune storiette che si mandarono
               a donare da Cosimo a Papa Eugenio IIII viniziano, laonde fra' Filippo
               molta grazia di quest'opera acquistò appresso il Papa. Dicesi ch'era
               tanto venereo, che vedendo donne che gli piacessero, se le poteva
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