Page 559 - Giorgio Vasari
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bellissimo. Ma molto meglio è un S. Ieronimo in penitenzia, della
medesima grandezza in guardaroba del duca Cosimo. E se fra' Filippo
fu raro in tutte le sue pitture, nelle piccole superò se stesso, perché le
fece tanto graziose e belle, che non si può far meglio, come si può
vedere nelle predelle di tutte le tavole che fece. Insomma fu egli tale
che ne' tempi suoi niuno lo trapassò, e ne' nostri, pochi; e
Michelagnolo l'ha non pur celebrato sempre, ma imitato in molte
cose. Fece ancora per la chiesa di S. Domenico vecchio di Perugia,
che poi è stata posta all'altar maggiore, una tavola, dentrovi la
Nostra Donna, S. Piero, S. Paulo, S. Lodovico e S. Antonio abbate.
Messer Alessandro degl'Alessandri, allora cavaliere et amico suo, gli
fece fare per la sua chiesa di Villa a Vincigliata nel poggio di Fiesole,
in una tavola, un S. Lorenzo et altri Santi, ritraendovi lui e dua suoi
figliuoli. Fu fra' Filippo molto amico delle persone allegre e sempre
lietamente visse. A fra' Diamante fece imparare l'arte della pittura, il
quale nel Carmino di Prato lavorò molte pitture, e della maniera sua
imitandola, assai si fece onore, perché e' venne a ottima perfezzione.
Stette con fra' Filippo in sua gioventù Sandro Boticello, Pisello, Iacopo
del Sellaio fiorentino, che in S. Friano fece due tavole et una nel
Carmino lavorata a tempera, et infiniti altri maestri ai quali sempre
con amorevolezza insegnò l'arte.
De le fatiche sue visse onoratamente, e straordinariamente spese
nelle cose d'amore; delle quali del continuo, mentre che visse, fino a
la morte si dilettò. Fu richiesto, per via di Cosimo de' Medici, dalla
comunità di Spoleti di fare la cappella nella chiesa principale della
Nostra Donna, la quale lavorando insieme con fra' Diamante
condusse a bonissimo termine, ma sopravenuto dalla morte non la
potette finire. Perciò che dicono che essendo egli tanto inclinato a
questi suoi beati amori, alcuni parenti della donna da lui amata lo
fecero avvelenare. Finì il corso della vita sua fra' Filippo di età d'anni
57 nel 1438, et a fra' Diamante lasciò in governo per testamento
Filippo suo figliuolo, il quale, fanciullo di dieci anni, imparando l'arte
da fra' Diamante, seco se ne tornò a Fiorenza, portandosene fra'
Diamante 300 ducati che per l'opera fatta si restavano ad avere da le
comunità, de' quali comperati alcuni beni per sé proprio, poca parte