Page 557 - Giorgio Vasari
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tramezzo,  il  quale  levandosi  di  dove  prima  era,  per  non  guastarla,
               tagliarono il muro dove era dipinto, et allacciatolo con legni attorno lo
               trasportarono in una parete della chiesa dove si vede ancora oggi. E
               nel Ceppo di Francesco di Marco, sopra un pozzo in un cortile, è una
               tavoletta  di  man  del  medesimo  col  ritratto  di  detto  Francesco  di

               Marco, autore e fondatore di quella casa pia. E nella pieve di detto
               castello  fece  in  una  tavolina  sopra  la  porta  del  fianco,  salendo  le
               scale, la morte di S. Bernardo, che rende la sanità, toccando la bara,

               a molti storpiati; dove sono frati che piangono il loro morto maestro,
               ch'è cosa mirabile a vedere le belle arie di teste, nella mestizia del
               pianto con arteficio e naturale similitudine contrafatte. Sonvi alcuni
               panni  di  cocolle  di  frati  che  hanno  bellissime  pieghe  e  meritano
               infinite  lodi,  per  lo  buon  disegno,  colorito,  componimento  e  per  la

               grazia  e  proporzione,  che  in  detta  opra  si  vede,  condotta  dalla
               delicatissima  mano  di  fra'  Filippo.  Gli  fu  allogato  dagli  Operai  della
               detta pieve per avere memoria di lui, la cappella dello altar maggiore

               di  detto  luogo,  dove  mostrò  tanto  del  valor  suo  in  questa  opera
               ch'oltra  la  bontà  e  l'arteficio  di  essa,  vi  sono  panni  e  teste
               mirabilissime. Fece in questo lavoro le figure maggiori del vivo, dove
               introdusse poi negli altri artefici moderni il modo di dar grandezza,
               alla  maniera  d'oggi.  Sonvi  alcune  figure  con  abbigliamenti  in  quel

               tempo  poco  usati,  dove  cominciò  a  destare  gli  animi  delle  genti  a
               uscire  di  quella  semplicità  che  più  tosto  vecchia  che  antica  si  può
               nominare. In questo lavoro sono le storie di S. Stefano, titolo di detta

               pieve,  partite  nella  faccia  della  banda  destra,  cioè  la  disputazione,
               lapidazione  e  morte  di  detto  protomartire;  nella  faccia  del  quale
               disputante  contra  i  Giudei  dimostrò  tanto  zelo  e  tanto  fervore,  che
               egli è cosa difficile ad imaginarlo nonché ad esprimerlo, e nei volti e
               nelle varie attitudini di essi Giudei l'odio, lo sdegno e la collera del

               vedersi vinto da lui; sì come più apertamente ancora fece apparire la
               bestialità e la rabbia in coloro che l'uccidono con le pietre, avendole
               afferrate chi grandi e chi piccole, con uno strignere di denti orribile, e

               con  gesti  tutti  crudeli  e  rabbiosi.  E  nientedimeno,  infra  sì  terribile
               assalto, S. Stefano sicurissimo e col viso levato al cielo, si dimostra
               con  grandissima  carità  e  fervore  supplicare  a  l'Eterno  Padre,  per
               quegli stessi che lo uccidono. Considerazioni certo bellissime e da far
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