Page 494 - Giorgio Vasari
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accomodò tutte l'arme del comune. E, che è più, fece tutte le scale di
               pietra  forte  insino  al  piano  dove  stava  la  Signoria;  e  le  fortificò  in
               cima et a mezzo con due saracinesche, per i casi de' tumulti; et a
               sommo della scala fece una porta che si chiamava la catena, dove
               stava del continuo un tavolaccino che apriva e chiudeva, secondo che

               gli era commesso da chi governava. Riarmò la torre del campanile,
               che  era  crepata  per  il  peso  di  quella  parte  che  posa  in  falso,  cioè
               sopra i beccatelli di verso la piazza, con cigne grandissime di ferro. E

               finalmente bonificò e restaurò di maniera questo palazzo, che ne fu
               da tutta la città comendato, e fatto, oltre agl'altri premii, di Collegio;
               il  quale  magistrato  è  in  Firenze  onorevole  molto.  E  se  a  qualcuno
               paresse che io mi fussi in questo forse più disteso che bisogno non
               era, ne merito scusa, perché dopo aver mostrato nella vita d'Arnolfo

               la sua prima edificazione, che fu l'anno 1298, fatta fuor di squadra e
               d'ogni ragionevole misura, con colonne dispari nel cortile, archi grandi
               e  piccoli,  scale  mal  commode  e  stanze  bieche  e  sproporzionate,

               faceva bisogno che io dimostrasse ancora a qual termine lo riducesse
               l'ingegno e giudizio di Michelozzo, se bene anch'egli non l'accommodò
               in modo che si potesse agiatamente abitarvi, né altrimenti che con
               disagio  e  scommodo  grandissimo.  Essendovi  finalmente  venuto  ad
               abitar, l'anno 1538, il signor duca Cosimo, cominciò sua eccellenza a

               ridurlo  a  miglior  forma,  ma  perché  non  fu  mai  inteso  né  saputo
               essequire il concetto del Duca da quegli architetti che in quell'opera
               molti anni lo servirono, egli si diliberò di vedere se si poteva, senza

               guastare il vecchio nel quale era pur qualcosa di buono, racconciare,
               facendo,  secondo  che  egli  aveva  nello  animo,  le  scale  e  le  stanze
               scommode e disagiose, con miglior ordine, commodità e proporzione.

               Fatto  dunque  venire  da  Roma  Giorgio  Vasari  pittore  et  architetto
               aretino, il quale serviva papa Giulio Terzo, gli diede commessione che
               non  solo  accommodasse  le  stanze  che  aveva  fatto  cominciare

               nell'apartato  di  sopra,  dirimpetto  alla  piazza  del  grano  (come  che
               rispetto alla pianta di sotto fussero bieche), ma che ancora andasse
               pensando  se  quel  palazzo  si  potesse,  senza  guastare  quel  che  era
               fatto,  ridurre  di  dentro  in  modo  che  per  tutto  si  caminasse  da  una

               parte  all'altra,  e  dall'un  luogo  all'altro,  per  via  di  scale  segrete  e
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