Page 496 - Giorgio Vasari
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nel qual luogo furono fatte venti celle, messo il tetto et al reffettorio
               fatti i fornimenti di legname e finito nella maniera che si sta ancor
               oggi. E per allora non si seguitò più oltre, per stare a vedere che fine
               dovesse  avere  una  lite  che  sopra  il  detto  convento  aveva  mosso
               contra  i  frati  di  S.  Marco,  un  maestro  Stefano,  generale  di  detti

               Salvestrini.  La  quale  finita  in  favore  de'  detti  frati  di  S.  Marco,  si
               ricominciò a seguitare la muraglia; ma perché la cappella maggiore,
               stata edificata da ser Pino Bonacorsi, era dopo venuta in una donna

               de' Caponsacchi, e da lei a Mariotto Banchi, sbrigata che fu sopra ciò
               non so che lite, Mariotto donò la detta capella a Cosimo de' Medici,
               avendola  difesa  e  tolta  ad  Agnolo  della  Casa,  al  quale  l'avevano  o
               data  o  venduta  i  detti  Salvestrini;  e  Cosimo  all'incontro  diede  a
               Mariotto  per  ciò  cinquecento  scudi.  Dopo,  avendo  similmente

               comperato Cosimo dalla Compagnia dello Spirito Santo il sito dove è
               oggi il coro, fu fatto la cappella, la tribuna et il coro con ordine di
               Michelozzo,  e  fornito  di  tutto  punto  l'anno  1439.  Dopo  fu  fatta  la

               libreria, lunga braccia 80 e larga 18, tutta in volta di sopra e di sotto,
               e con 64 banchi di legno di cipresso, pieni di bellissimi libri. Appresso
               si  diede  fine  al  dormentorio,  riducendolo  in  forma  quadra,  et
               insomma  al  chiostro  et  a  tutte  le  commodissime  stanze  di  quel
               convento; il quale si crede che sia il meglio inteso e più bello e più

               commodo, per tanto che sia in Italia, mercé della virtù et industria di
               Michelozzo,  che  lo  diede  finito  del  tutto  l'anno  1452.  Dicesi  che
               Cosimo spese in questa fabrica 36 mila ducati, e che mentre si murò,

               diede ogni anno ai frati 366 ducati per il vitto loro. Della edificazione
               e  sagrazione  del  qual  tempio  si  leggono  in  un  epitaffio  di  marmo
               sopra la porta che va in sagrestia queste parole:



               Cum hoc templum Marco Evangelistae dicatum magnificis sumptibus
               Cl.  V.  Cosmi  Medicis  tandem  absolutum  esset,  Eugenius  Quartus
               Romanus          Pontifex        maxima         Cardinalium,          Archiepiscoporum,
               Episcoporum,  aliorumque  sacerdotum  frequentia  comitatus,  id

               celeberrimo Epiphaniae die, solemni more servato, consecravit. Tum
               etiam  quotannis  omnibus,  qui  eodem  die  festo  annuas  statasque
               consecrationis  ceremonias  caste  pieque  celebraverint,  viserintve,
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