Page 493 - Giorgio Vasari
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palazzo de' Medici; e che si sgraffisse a bozzi per le mura, per
mettervi que' gigli d'oro che ancora vi si veggono al presente, il che
tutto fece far Michelozzo con prestezza, facendo al dritto delle
finestre di detto cortile nel secondo ordine, alcuni tondi che variassino
dalle finestre su dette, per dar lume alle stanze di mezzo, che son
sopra alle prime, dov'è oggi la sala de' Dugento. Il terzo piano poi,
dove abitavano i signori e il gonfaloniere, fece più ornato, spartendo
in fila dalla parte di verso S. Piero Scaraggio, alcune camere per i
signori che prima dormivano tutti insieme in una medesima stanza, le
quali camere furono otto per i signori et una maggiore per il
gonfaloniere, che tutte rispondevano in un andito che aveva le
finestre sopra il cortile. E di sopra fece un altro ordine di stanze
commode per la famiglia del palazzo, in una delle quali, dove è oggi
la depositeria, è ritratto ginocchioni dinanzi a una Nostra Donna,
Carlo, figliuolo del re Ruberto, duca di Calavria, di mano di Giotto. Vi
fece similmente le camere de' donzelli, tavolaccini, trombetti, musici,
pifferi, mazzieri, comandatori et araldi, e tutte l'altre stanze che a un
così fatto palazzo si richieggono. Ordinò anco in cima del ballatoio
una cornice di pietre, che girava intorno al cortile; et appresso a
quella una conserva d'acqua che si ragunava quando pioveva, per far
gittar fonti posticce a certi tempi. Fece far ancora Michelozzo
l'acconcime della cappella dove s'ode la messa, et appresso a quella
molte stanze e palchi ricchissimi, dipinti a gigli d'oro in campo
azzurro. Et alle stanze di sopra e di sotto di quel palazzo fece fare
altri palchi e ricoprire tutti i vecchi che vi erano stati fatti inanzi
all'antica. Et insomma gli diede tutta quella perfezzione che a tanta
fabrica si conveniva; e l'acque de' pozzi fece, che si conducevano
insino sopra l'ultimo piano e che con una ruota si attignevano più
agevolmente che non si fa per l'ordinario. A una cosa sola non
potette l'ingegno di Michelozzo rimediare, cioè alla scala publica,
perché da principio fu male intesa, posta in mal luogo e fatta
malagevole, erta e senza lumi, con gli scaglioni di legno dal primo
piano in su; s'affaticò nondimeno di maniera che all'entrata del cortile
fece una salita di scaglioni tondi et una porta con pilastri di pietra
forte e con bellissimi capitelli intagliati di sua mano, et una cornice
architravata doppia, con buon disegno, nel fregio della quale