Page 482 - Giorgio Vasari
P. 482
dimostrossi Donato tanto mirabile nella grandezza del getto in
proporzioni et in bontà, che veramente si può aguagliare a ogni
antico artefice, in movenza, disegno, arte, proporzione e diligenza.
Perché non solo fece stupire allora que' che lo videro, ma ogni
persona che al presente lo vede. Per la qual cosa cercarono i
Padovani con ogni via di farlo lor cittadino, e con ogni sorte di carezze
fermarlo. E per intrattenerlo gli allogarono a la chiesa de' Frati Minori,
nella predella dello altar maggiore, le istorie di S. Antonio da Padova,
le quali sono di basso rilievo e talmente con giudicio condotte, che gli
uomini eccellenti di quell'arte ne restano maravigliati e stupiti;
considerando in esse i belli e variati componimenti, con tanta copia di
stravaganti figure e prospettive diminuiti. Similmente nel dossale
dello altare, fece bellissime le Marie che piangono il Cristo morto. Et
in casa d'un de' conti Capo di Lista, lavorò una ossatura d'un cavallo
di legname che senza collo ancora oggi si vede, nella quale le
commettiture sono con tanto ordine fabbricate che chi considera il
modo di tale opera giudica il capriccio del suo cervello e la grandezza
dello animo di quello.
In un monastero di monache fece un S. Sebastiano di legno, a' preghi
d'un capellano loro amico e domestico suo, che era fiorentino; il
quale gliene portò uno che elle avevano vecchio e goffo, pregandolo
che e' lo dovesse fare come quello. Per la qual cosa, sforzandosi
Donato di imitarlo per contentare il capellano e le monache, non poté
far sì che, ancora che quello che goffo era, imitato avesse, non
facesse nel suo la bontà e l'artificio usato. In compagnia di questo,
molte altre figure di terra e di stucco fece; e di un cantone d'un pezzo
di marmo vecchio, che le dette monache in un loro orto avevano,
ricavò una molto bella Nostra Donna. E similmente per tutta quella
città sono opre di lui infinitissime. Onde, essendo per miracolo quivi
tenuto e da ogni intelligente lodato, si deliberò di voler tornare a
Fiorenza, dicendo che se più stato vi fosse, tutto quello che sapeva
dimenticato s'averebbe, essendovi tanto lodato da ognuno; e che
volentieri nella sua patria tornava, per esser poi colà di continuo
biasimato; il quale biasmo gli dava cagione di studio, e
consequentemente di gloria maggiore. Per il che, di Padova partitosi,