Page 479 - Giorgio Vasari
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maniera todesca, il tabernacolo per la Mercatanzia per collocare in
esso due statue, le quali non volle fare perché non fu d'accordo del
prezzo. Queste figure, dopo la morte sua, fece di bronzo, come si
dirà, Andrea del Verrochio. Lavorò di marmo, nella facciata dinanzi
del Campanile di S. Maria del Fiore, quattro figure di braccia cinque,
delle quali due, ritratte dal naturale, sono nel mezzo, l'una è
Francesco Soderini giovane, e l'altra Giovanni di Barduccio Cherichini,
oggi nominato il Zuccone. La quale per essere tenuta cosa rarissima e
bella quanto nessuna che facesse mai, soleva Donato, quando voleva
giurare, sì che si gli credesse, dire: "Alla fe' ch'io porto al mio
Zuccone", e mentre che lo lavorava, guardandolo tuttavia gli diceva:
"Favella, favella, che ti venga il cacasangue!". E da la parte di verso
la canonica, sopra la porta del campanile, fece uno Abraam che vuole
sacrificare Isaac, et un altro profeta, le quali figure furono poste in
mezzo a due altre statue. Fece per la Signoria di quella città un getto
di metallo, che fu locato in piazza in un arco della loggia loro, et è
Giudit che ad Oloferne taglia la testa, opera di grande eccellenza e
magisterio, la quale, a chi considera la semplicità del difuori,
nell'abito e nello aspetto di Giudit, manifestamente scuopre nel
didentro l'animo grande di quella donna e lo aiuto di Dio, sì come
nell'aria di esso Oloferne, il vino et il sonno e la morte nelle sue
membra, che per avere perduti gli spiriti si dimostrano fredde e
cascanti. Questa fu da Donato talmente condotta, che il getto venne
sottile e bellissimo, et appresso fu rinetta tanto bene, che maraviglia
grandisima è a vederla. Similmente il basamento, ch'e un balaustro di
granito con semplice ordine, si dimostra ripieno di grazia et a gli occhi
grato in aspetto. E sì di questa opra si sodisfece, che volle, il che non
aveva fatto nell'altre, porvi il nome suo, come si vede in quelle
parole: Donatelli opus. Trovasi di bronzo, nel cortile del palazzo di
detti signori, un David ignudo quanto il vivo, ch'a Golia ha troncato la
testa, et alzando un piede, sopra esso lo posa, et ha nella destra una
spada. La quale figura è tanto naturale nella vivacità e nella
morbidezza che impossibile pare agli artefici che ella non sia formata
sopra il vivo. Stava già questa statua nel cortile di casa Medici, e per
lo essilio di Cosimo in detto luogo fu portata. Oggi il duca Cosimo,