Page 481 - Giorgio Vasari
P. 481
averebbe saputo guastare la fatica e 'l valore d'uno anno; e dato
d'urto alla testa, subito su la strada la fece ruinare, della quale se ne
fer molti pezzi, dicendogli che ben mostrava d'essere uso a mercatar
fagiuoli e non statue. Per che egli pentitosi, gli volle dare il doppio
più, perché la rifacesse, e Donato non volle per sue promesse, né per
prieghi di Cosimo, rifarla già mai.
Sono nelle case de' Martelli di molte storie di marmo e di bronzo, et
infra gli altri, un David di braccia tre, e molte altre cose da lui, in fede
della servitù e dell'amore ch'a tal famiglia portava, donate
liberalissimamente; e particularmente un S. Giovanni tutto tondo di
marmo, finito da lui, di tre braccia d'altezza, cosa rarissima oggi in
casa gli eredi di Ruberto Martelli, del quale fu fatto un fideicommisso,
che né impegnare né vendere né donare si potesse, senza gran
pregiudizio per testimonio e fede delle carezze usate da loro a
Donato, e da esso a loro in riconoscimento de la virtù sua, la quale
per la protezzione e per il comodo avuto da loro aveva imparata.
Fece ancora, e fu mandata a Napoli, una sepoltura di marmo per uno
arcivescovo, che è in S. Angelo di Seggio di Nido, nella quale son tre
figure tonde, che la cassa del morto con la testa sostengono, e nel
corpo della cassa è una storia di basso rilievo sì bella, che infinite
lode se le convengono. Et in casa del Conte di Matalone, nella città
medesima, è una testa di cavallo di mano di Donato tanto bella che
molti la credono antica. Lavorò nel castello di Prato il pergamo di
marmo dove si mostra la cintola, nello spartimento del quale un ballo
di fanciulli intagliò sì belli e sì mirabili che si può dire che non meno
mostrasse la perfezzione dell'arte in questo che e' si facesse nelle
altre cose. Di più fece, per reggimento di detta opera, due capitelli di
bronzo, uno dei quali vi è ancora, e l'altro dagli Spagnuoli, che quella
terra misero a sacco, fu portato via.
Avvenne che in quel tempo la Signoria di Vinegia, sentendo la fama
sua, mandò per lui acciò che facesse la memoria di Gattamelata nella
città di Padova, onde egli vi andò ben volentieri, e fece il cavallo di
bronzo che è in sulla piazza di S. Antonio; nel quale si dimostra lo
sbuffamento et il fremito del cavallo et il grande animo e la fierezza
vivacissimamente espressa dalla arte nella figura che lo cavalca. E