Page 475 - Giorgio Vasari
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VITA DI DONATO SCULTORE FIORENTINO


               Donato, il quale fu chiamato dai suoi Donatello e così si sottoscrisse

               in  alcune  delle  sue  opere,  nacque  in  Firenze  l'anno  1383.  E  dando
               opera all'arte del disegno, fu non pure scultore rarissimo e statuario
               maraviglioso,  ma  pratico  negli  stucchi,  valente  nella  prospettiva,  e

               nell'architettura  molto  stimato.  Et  ebbono  l'opere  sue  tanta  grazia,
               disegno e bontà, ch'oltre furono tenute più simili all'eccellenti opere
               degl'antichi Greci e Romani, che quelle di qualunche altro fusse già
               mai; onde a gran ragione se gli dà grado del primo che mettesse in
               buono  uso  l'invenzione  delle  storie  ne'  bassi  rilievi.  I  quali  da  lui

               furono  talmente  operati,  che  alla  considerazione  che  egli  ebbe  in
               quelli,  alla  facilità  et  al  magisterio,  si  conosce  che  n'ebbe  la  vera
               intelligenza e gli fece con bellezza più che ordinaria; perciò che non

               che  alcuno  artefice  in  questa  parte  lo  vincesse,  ma  nell'età  nostra
               ancora non è chi l'abbia paragonato.
               Fu allevato Donatello da fanciullezza in casa di Ruberto Martelli, e per

               le  buone  qualità  e  per  lo  studio  della  virtù  sua,  non  solo  meritò
               d'essere  amato  da  lui,  ma  ancora  da  tutta  quella  nobile  famiglia.
               Lavorò  nella  gioventù  sua  molte  cose  delle  quali,  perché  furono

               molte, non si tenne gran conto. Ma quello che gli diede nome e lo
               fece, per quello che egli era, conoscere, fu una Nunziata di pietra di
               macigno, che in Santa Croce di Fiorenza fu posta all'altare e cappella
               de'  Cavalcanti,  alla  quale  fece  un  ornato  di  componimento  alla
               grottesca, con basamento vario et attorto e finimento a quarto tondo,

               aggiugnendovi sei putti che reggono alcuni festoni, i quali pare che
               per paura dell'altezza, tenendosi abbracciati l'un l'altro, si assicurino.
               Ma  sopra  tutto  grande  ingegno  et  arte  mostrò  nella  figura  della

               Vergine,  la  quale,  impaurita  dall'improvviso  apparire  dell'Angelo,
               muove  timidamente  con  dolcezza  la  persona  a  una  onestissima
               reverenza,  con  bellissima  grazia  rivolgendosi  a  chi  la  saluta.  Di
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