Page 467 - Giorgio Vasari
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vero  che  se  ella  viveva,  era  d'animo,  secondo  che  già  intesi,  di
               spendervi in uno anno solo quarantamila ducati per vederlo, se non
               finito,  a  bonissimo  termine.  E  perché  il  modello  di  Filippo  non  si  è
               trovato,  n'ha  fatto  fare  sua  eccellenza  un  altro  a  Bartolomeo
               Ammannati, scultore et architetto eccellente, e secondo quello si va

               lavorando;  e  già  è  fatto  una  gran  parte  del  cortile  d'opera  rustica,
               simile al difuori. E nel vero, chi considera la grandezza di quest'opera,
               stupisce  come  potesse  capire  nell'ingegno  di  Filippo  così  grande

               edifizio  magnifico  veramente,  non  solo  nella  facciata  di  fuori,  ma
               ancora  nello  spartimento  di  tutte  le  stanze.  Lascio  stare  la  veduta
               ch'è bellissima, et il quasi teatro, che fanno l'amenissime colline che
               sono intorno al palazzo verso le mura: perché, com'ho detto, sarebbe
               troppo  lungo  voler  dirne  a  pieno;  né  potrebbe  mai  niuno  che  nol

               vedesse  imaginarsi  quanto  sia,  a  qualsivoglia  altro  regio  edifizio,
               superiore.

               Dicesi ancora che gl'ingegni del Paradiso di S. Filice in piazza, nella
               detta città, furono trovati da Filippo, per fare la rappresentazione o
               vero festa della Nunziata, in quel modo che anticamente a Firenze in

               quel luogo si costumava di fare. La qual cosa invero era maravigliosa,
               e dimostrava l'ingegno e l'industria di chi ne fu inventore: perciò che
               si vedeva in alto un cielo pieno di figure vive moversi, et una infinità
               di lumi, quasi in un baleno scoprirsi e ricoprirsi. Ma non voglio che mi

               paia fatica raccontare come gl'ingegni di quella machina stavano per
               a punto: atteso che ogni cosa è andata male e sono gl'uomini spenti
               che  ne  sapevano  ragionare  per  esperienza:  senza  speranza  che
               s'abbiano  a  rifare,  abitando  oggi  quel  luogo  non  più  monaci  di

               Camaldoli,  come  facevano,  ma  le  monache  di  S.  Pier  martire;  e
               massimamente  ancora  essendo  stato  guasto  quello  del  Carmine,
               perché tirava giù i cavagli che reggono il tetto. Aveva dunque Filippo
               per questo effetto, fra due legni di que' che reggevano il tetto della

               chiesa, accomodata una mezza palla tonda a uso di scodella vota, o
               vero di bacino da barbiere, rimboccata all'ingiù; la quale mezza palla
               era di tavole sottili e leggeri, confitte a una stella di ferro che girava il
               sesto  di  detta  mezza  palla,  e  strignevano  verso  il  centro,  che  era

               bilicato in mezzo, dove era un grande anello di ferro intorno al quale
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