Page 447 - Giorgio Vasari
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tennero i Romani nel voltare il Panteon di Roma, cioè la Ritonda, ma
               qui bisogna seguitare l'otto facce et entrare in catene et in morse di
               pietre, che sarà molto difficile. Ma ricordandomi che questo è tempio
               sacrato a Dio et alla Vergine, mi confido che, faccendosi in memoria
               sua, non mancherà di infondere il sapere dove non sia et agiugnere le

               forze e la sapienza e l'ingegno, a chi sarà autore di tal cosa. Ma che
               posso io in questo caso giovarvi, non essendo mia l'opera? Bene vi
               dico  che  se  ella  toccasse  a  me,  risolutissimamente  mi  basterebbe

               l'animo  di  trovare  il  modo  che  ella  si  volterebbe,  senza  tante
               difficultà. Ma io non ci ho pensato su ancor niente, e volte che io vi
               dica il modo? Ma quando pure le Signorie Vostre delibereranno che
               ella si volti, sarete forzati non solo a fare esperimento di me che non
               penso bastare a consigliare sì gran cosa, ma a spendere et ordinare

               che fra uno anno di tempo, a un dì determinato, venghino in Fiorenza
               architettori,  non  solo  toscani  et  italiani,  ma  todeschi  e  franzesi  e
               d'ogni nazione, e proporre loro questo lavoro, acciò che disputato e

               risoluto  fra  tanti  maestri,  si  cominci  e  si  dia  a  colui  che  più
               dirittamente darà nel segno, o averà miglior modo e giudizio per fare
               tale opera. Né vi saperei dare io altro consiglio, né migliore ordine di
               questo".

               Piacque ai Consoli et agli Operai l'ordine et il consiglio di Filippo, ma
               arebbono voluto che in questo mentre egli avesse fatto un modello, e

               che ci avesse pensato su. Ma egli mostrava di non curarsene, anzi,
               preso licenzia da loro, disse esser sollecitato con lettere a tornare a
               Roma. Avvedutosi dunque i Consoli che i prieghi loro e degli Operai
               non erano bastanti a fermarlo, lo feciono pregare da molti amici suoi,

               e non si piegando, una mattina che fu a dì 26 di maggio 1417, gli
               fecero gli Operai uno stanziamento di una mancia di danari, i quali si
               truovano  a  uscita  a  Filippo  ne'  libri  dell'Opera,  e  tutto  era  per
               agevolarlo.  Ma  egli,  saldo  nel  suo  proposito,  partitosi  pure  di

               Fiorenza,  se  ne  tornò  a  Roma,  dove  sopra  tal  lavoro  di  continuo
               studiò, ordinando e preparandosi per il fine di tale opera, pensando,
               come era certamente, che altro che egli non potesse condurre tale
               opera. Et il consiglio dato, del condurre nuovi architettori, non l'aveva

               Filippo messo inanzi per altro, se non perché eglino fussino testimoni
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