Page 442 - Giorgio Vasari
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volle Donato pigliarne parere con Filippo; ma se ne pentì perché
Filippo gli rispose ch'egli aveva messo un contadino in croce, onde ne
nacque il detto di: "Togli del legno, e fanne uno tu" come largamente
si ragiona nella vita di Donato. Per il che Filippo, il quale, ancor che
fusse provocato a ira, mai si adirava per cosa che li fusse detta,
stette cheto molti mesi, tanto che condusse di legno un Crocifisso
della medesima grandezza, di tal bontà e sì con arte, disegno e
diligenza lavorato, che nel mandar Donato a casa inanzi a lui, quasi
ad inganno (perché non sapeva che Filippo avesse fatto tale opera),
un grembiule che egli aveva pieno di uova e di cose per desinar
insieme, gli cascò mentre lo guardava uscito di sé per la maraviglia e
per l'ingegnosa et artifiziosa maniera che aveva usato Filippo nelle
gambe, nel torso e nelle braccia di detta figura, disposta et unita
talmente insieme, che Donato, oltra il chiamarsi vinto, lo predicava
per miracolo. La qual opera è oggi posta in Santa Maria Novella, fra
la cappella degli Strozzi e de' Bardi da Vernia, lodata ancora dai
moderni infinitamente. Laonde, vistosi la virtù di questi maestri
veramente eccellenti, fu lor fatto allogazione dall'Arte de' Beccai e
dall'Arte de' Linaiuoli, di due figure di marmo, da farsi nelle loro
nicchie che sono intorno a Or San Michele, le quali Filippo lasciò fare
a Donato da solo, avendo preso altre cure, e Donato le condusse a
perfezzione. Dopo queste cose, l'anno 1401 fu deliberato, vedendo la
scultura essere salita in tanta altezza, di rifare le due porte di bronzo
del tempio e batistero di S. Giovanni: perché da la morte d'Andrea
Pisano in poi, non avevono avuti maestri che l'avessino sapute
condurre. Onde fatto intendere a quelli scultori che erano allora in
Toscana l'animo loro, fu mandato per essi e dato loro provisione et un
anno di tempo a fare una storia per ciascuno; fra i quali furono
richiesti Filippo e Donato, di dovere ciascuno di essi da per sé fare
una storia, a concorrenza di Lorenzo Ghiberti, Iacopo della Fonte,
Simone da Colle, Francesco di Valdambrina e Niccolò d'Arezzo. Le
quali storie finite l'anno medesimo e venute a mostra in paragone,
furon tutte bellissime et intra sé differenti; chi era ben disegnata e
mal lavorata, come quella di Donato, e chi aveva bonissimo disegno
e lavorata diligentemente, ma non spartito bene la storia col