Page 446 - Giorgio Vasari
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quello  tornò  a  Fiorenza,  senza  che  Donato  o  altra  persona  si
               accorgesse che fusse partito, pensando che e' dovesse disegnare o
               fantasticare qualcosa.

               Così  tornato  in  Fiorenza  li  mostrò  il  disegno  del  pilo,  da  lui  con
               pazienza  ritratto;  per  il  che  Donato  si  maravigliò  assai,  vedendo
               quanto  amore  Filippo  portava  all'arte.  Stette  poi  molti  mesi  in

               Fiorenza, dove egli faceva segretamente modelli et ingegni, tutti per
               l'opera della cupola, stando tuttavia con gli artefici in su le baie; ché
               allora fece egli quella burla del Grasso e di Matteo, et andando bene
               spesso  per  suo  diporto  ad  aiutare  a  Lorenzo  Ghiberti  a  rinettar

               qualcosa in su le porte. Ma toccoli una mattina la fantasia, sentendo
               che  si  ragionava  del  far  provisione  di  ingegneri  che  voltassino  la
               cupola, si ritornò a Roma, pensando con più riputazione avere a esser
               ricerco  di  fuora  che  non  arebbe  fatto  stando  in  Fiorenza.  Laonde,

               trovandosi in Roma e venuto in considerazione l'opera e l'ingegno suo
               acutissimo,  per  aver  mostro  ne'  ragionamenti  suoi  quella  sicurtà  e
               quello  animo  che  non  avevasi  trovato  negli  altri  maestri,  i  quali
               stavono  smarriti  insieme  con  i  muratori,  perdute  le  forze,  e  non

               pensando  poter  mai  trovar  modo  da  voltarla,  né  legni  da  fare  una
               travata  che  fusse  sì  forte  che  regesse  l'armadura  et  il  peso  di  sì
               grande edifizio, deliberati vederne il fine, scrissono a Filippo a Roma,
               con  pregarlo  che  venisse  a  Fiorenza.  Et  egli,  che  non  aveva  altra

               voglia, molto cortesemente tornò. E ragunatosi a sua venuta l'ufizio
               delli  Operai  di  S.  Maria  del  Fiore  et  i  Consoli  dell'Arte  della  Lana,
               dissono a Filippo tutte le difficultà, da la maggiore a la minore, che
               facevano  i  maestri,  i  quali  erano  in  sua  presenza  nella  udienza

               insieme  con  loro,  per  il  che  Filippo  disse  queste  parole:  "Signori
               Operai, e' non è dubbio che le cose grandi hanno sempre nel condursi
               difficultà, e se niuna n'ebbe mai, questa vostra l'ha maggiore che voi
               per avventura non avisate. Perciò che io non so che neanco gl'antichi

               voltassero mai una volta sì terribile come sarà questa, et io, che ho
               molte volte pensato all'armadure di dentro e di fuori, e come si sia,
               per potervi lavorare sicuramente, non mi sono mai saputo risolvere;
               mi sbigottisce non meno la larghezza, che l'altezza dell'edifizio; perciò

               che  se  ella  si  potesse  girar  tonda,  si  potrebbe  tenere  il  modo  che
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