Page 443 - Giorgio Vasari
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diminuire le figure, come aveva fatto Iacopo della Quercia; e chi fatto
invenzione povera e figure, nel modo che aveva la sua condotto
Francesco di Valdambrina; e le peggio di tutte erano quelle di Niccolò
d'Arezzo e di Simone da Colle, e la migliore quella di Lorenzo di Cione
Ghiberti. La quale aveva in sé disegno, diligenza, invenzione, arte e
le figure molto ben lavorate; né gli era però molto inferiore la storia
di Filippo, nella quale aveva figurato un Abraam che sacrifica Isaac;
et in quella un servo, che mentre aspetta Abraam, e che l'asino
pasce, si cava una spina di un piede, che merita lode assai. Venute
dunque le storie a mostra, non si satisfacendo Filippo e Donato se
non di quella di Lorenzo, lo giudicarono più al proposito di quell'opera
che non erano essi e gl'altri che avevano fatto le altre storie. E così a'
Consoli con buone ragioni persuasero che a Lorenzo l'opera
allogassero, mostrando che il publico et il privato ne sarebbe servito
meglio; e fu veramente questo una bontà vera d'amici et una virtù
senza invidia, et uno giudizio sano nel conoscere se stessi, onde più
lode meritorono, che se l'opera avessino condotta a perfezzione: felici
spiriti che mentre giovavano l'uno all'altro, godevano nel lodare le
fatiche altrui; quanto infelici sono ora i nostri, che mentre ch'e'
nuocono, non sfogati, crepano d'invidia nel mordere altrui. Fu da'
Consoli pregato Filippo che dovesse fare l'opera insieme con Lorenzo,
ma egli non volle, avendo animo di volere essere più tosto primo in
una sola arte, che pari o secondo in quell'opera. Per il che la storia,
che aveva lavorata di bronzo, donò a Cosimo de' Medici; la qual egli
col tempo fece mettere in sagrestia vecchia di San Lorenzo, nel
dossal dell'altare, e quivi si truova al presente, e quella di Donato fu
messa nell'Arte del Cambio. Fatta l'allogazione a Lorenzo Ghiberti,
furono insieme Filippo e Donato, e risolverono insieme partirsi di
Fiorenza et a Roma star qualche anno, per attender Filippo
all'architettura e Donato alla scultura. Il che fece Filippo, per voler
esser superiore et a Lorenzo et a Donato, tanto quanto fanno
l'architettura più necessaria all'utilità degl'uomini, che la scultura e la
pittura. E venduto un poderetto che egli aveva a Settignano, di
Fiorenza partiti, a Roma si condussero: nella quale, vedendo la
grandezza degli edifizii e la perfezzione de' corpi de' tempii, stava
astratto che pareva fuori di sé. E così dato ordine a misurare le