Page 438 - Giorgio Vasari
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VITA DI FILIPPO BRUNELLESCHI SCULTORE ET ARCHITETTO
Molti sono creati dalla natura piccoli di persona e di fattezze, che
hanno l'animo pieno di tanta grandezza et il cuore di sì smisurata
terribilità, che se non cominciano cose difficili e quasi impossibili, e
quelle non rendono finite con maraviglia di chi le vede, mai non
dànno requie alla vita loro. E tante cose, quante l'occasione mette
nelle mani di questi, per vili e basse che elle si siano, le fanno essi
divenire in pregio et altezza. Laonde mai non si doverebbe torcere il
muso, quando s'incontra in persone che in aspetto non hanno quella
prima grazia o venustà, che dovrebbe dare la natura nel venire al
mondo a chi opera in qualche virtù, perché non è dubbio che sotto le
zolle della terra si ascondono le vene dell'oro. E molte volte nasce in
questi che sono di sparutissime forme, tanta generosità d'animo e
tanta sincerità di cuore che, sendo mescolata la nobiltà con esse, non
può sperarsi da loro se non grandissime maraviglie; perciò che e' si
sforzano di abbellire la bruttezza del corpo con la virtù dell'ingegno,
come apertamente si vide in Filippo di Ser Brunellesco, sparuto de la
persona non meno che Messer Forese da Rabatta e Giotto; ma di
ingegno tanto elevato che ben si può dire che e' ci fu donato dal cielo
per dar nuova forma alla architettura, già per centinaia d'anni
smarrita; nella quale gl'uomini di quel tempo in mala parte molti
tesori avevano spesi, facendo fabriche senza ordine, con mal modo,
con tristo disegno, con stranissime invenzioni, con disgraziatissima
grazia e con peggior ornamento. E volle il cielo, essendo stata la
terra tanti anni senza uno animo egregio et uno spirito divino, che
Filippo lasciassi al mondo di sé la maggiore, la più alta fabrica e la
più bella di tutte l'altre fatte nel tempo de' moderni et ancora in
quello degli antichi, mostrando che il valore negli artefici toscani,
ancora che perduto fusse, non perciò era morto. Adornollo altresì di
ottime virtù, fra le quali ebbe quella dell'amicizia, sì che non fu mai
alcuno più benigno né più amorevole di lui. Nel giudicio era netto di
passione; e dove e' vedeva il valore degli altrui meriti, deponeva l'util