Page 439 - Giorgio Vasari
P. 439

suo e l'interesso degli amici. Conobbe se stesso, et il grado della sua
               virtù  comunicò  a  molti,  et  il  prossimo  nelle  necessità  sempre
               sovvenne;  dichiarossi  nimico  capitale  de'  vizii  et  amatore  di  coloro
               che si essercitavono nelle virtù. Non spese mai il tempo invano, che o
               per sé o per l'opere d'altri, nelle altrui necessità non s'affaticasse e

               caminando gli amici visitasse e sempre sovvenisse.

               Dicesi  che  in  Fiorenza  fu  uno  uomo  di  bonissima  fama  e  di  molti
               lodevoli  costumi  e  fattivo  nelle  faccende  sue,  il  cui  nome  era  Ser
               Brunelesco  di  Lippo  Lapi,  il  quale  aveva  auto  l'avolo  suo  chiamato
               Cambio, che fu litterata persona, e il quale nacque di un fisico in que'

               tempi molto famoso, nominato Maestro Ventura Bacherini. Togliendo
               dunque Ser Brunelesco per donna una giovane costumatissima, della
               nobil  famiglia  degli  Spini,  per  parte  della  dote  ebbe  in  pagamento
               una casa, dove egli e i suoi figliuoli abitarono fin alla morte, la quale

               è posta dirimpetto a San Michele Berteldi, per fianco, in un biscanto
               passato la piazza degli Agli. Ora, mentre che egli si esercitava così e
               vivevasi lietamente, gli nacque l'anno 1377 un figliuolo al quale pose
               nome  Filippo,  per  il  padre  suo  già  morto,  della  quale  nascita  fece

               quella allegrezza che maggior poteva. Laonde con ogni accuratezza
               gl'insegnò nella sua puerizia i primi principii delle lettere, nelle quali
               si mostrava tanto ingegnoso e di spirito elevato, che teneva spesso
               sospeso  il  cervello,  quasi  che  in  quelle  non  curasse  venir  molto

               perfetto. Anzi pareva che egli andasse col pensiero a cose di maggior
               utilità, per il che ser Brunelesco, che desiderava che egli facesse il
               mestier  suo  del  notario  o  quel  del  tritavolo,  ne  prese  dispiacere
               grandissimo.  Pure,  veggendolo  continuamente  esser  dietro  a  cose

               ingegnose d'arte e di mano, gli fece imparare l'abbaco e scrivere; e
               dipoi lo pose all'arte dell'orefice, acciò imparasse a disegnare con uno
               amico  suo.  E  fu  questo  con  molta  satisfazione  di  Filippo,  il  quale,
               cominciato a imparare e mettere in opera le cose di quella arte, non

               passò  molti  anni  che  egli  legava  le  pietre  fini  meglio  che  artefice
               vecchio  di  quel  mestiero.  Esercitò  il  niello  et  il  lavorare  grosserie,
               come  alcune  figure  d'argento  che  son  dua  mezzi  profeti  posti  nella
               testa dell'altare di S. Iacopo di Pistoia tenute bellissime, fatte da lui

               all'Opera  di  quella  città;  et  opere  di  bassi  rilievi,  dove  mostrò
   434   435   436   437   438   439   440   441   442   443   444