Page 392 - Giorgio Vasari
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VITA DI PAULO UCCELLO PITTOR FIORENTINO
Paulo Uccello sarebbe stato il più leggiadro e capriccioso ingegno che
avesse avuto, da Giotto in qua, l'arte della pittura se egli si fusse
affaticato tanto nelle figure et animali, quanto egli si affaticò e perse
tempo nelle cose di prospettiva; le quali ancor che sieno ingegnose e
belle, chi le segue troppo fuor di misura, getta il tempo dietro al
tempo, affatica la natura, e l'ingegno empie di difficultà, e bene
spesso di fertile e facile lo fa tornar sterile e difficile, e se ne cava (da
chi più attende a lei che alle figure) la maniera secca e piena di
proffili; il che genera il voler troppo minutamente tritar le cose; oltre
che bene spesso si diventa solitario, strano, malinconico e povero,
come Paulo Uccello, il quale, dotato dalla natura d'uno ingegno
sofistico e sottile, non ebbe altro diletto che d'investigare alcune cose
di prospettiva difficili et impossibili, le quali, ancor che capricciose
fussero e belle, l'impedirono nondimeno tanto nelle figure, che poi,
invecchiando, sempre le fece peggio. E non è dubbio che chi con gli
studii troppo terribili violenta la natura, se ben da un canto egli
assottiglia l'ingegno, tutto quel che fa non par mai fatto con quella
facilità e grazia, che naturalmente fanno coloro che temperatamente,
con una considerata intelligenza piena di giudizio, mettono i colpi a'
luoghi loro, fuggendo certe sottilità, che più presto recano a dosso
all'opere un non so che di stento, di secco, di difficile e di cattiva
maniera, che muove a compassione chi le guarda, più tosto che a
maraviglia; atteso che l'ingegno vuol essere affaticato quando
l'intelletto ha voglia di operare, e che 'l furore è acceso, perché allora
si vede uscirne parti eccellenti e divini, e concetti maravigliosi. Paulo
dunque andò, senza intermettere mai tempo alcuno, dietro sempre
alle cose dell'arte più difficili; tanto che ridusse a perfezzione il modo
di tirare le prospettive dalle piante de' casamenti e da' profili degli
edifizii condotti in sino alle cime delle cornici e de' tetti, per via
dell'intersecare le linee, facendo che le scortassino e diminuissino al
centro, per aver prima fermato o alto o basso, dove voleva, la veduta