Page 357 - Giorgio Vasari
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quali  da  uno  umile  principio  vadino  appoco  appoco  migliorando,  e
               finalmente pervenghino al colmo della perfezzione. E questo me lo fa
               credere il vedere essere intervenuto quasi questo medesimo in altre
               facultà;  che,  per  essere  fra  tutte  le  arti  liberali  un  certo  che  di
               parentado, è non piccolo argumento che e' sia vero. Ma nella pittura

               e scultura in altri tempi debbe essere accaduto questo tanto simile,
               che,  se  e'  si  scambiassino  insieme  i  nomi,  sarebbono  appunto  i
               medesimi casi. Imperò che e' si vede (se e' si ha a dar fede a coloro

               che furono vicini a que' tempi, e potettono vedere e giudicare de le
               fatiche degli antichi) le statue di Canaco esser molto dure e senza
               vivacità o moto alcuno, e però assai lontane dal vero, e di quelle di
               Calamide si dice il medesimo, benché fussero alquanto più dolci che
               le predette. Venne poi Mirone, che non imitò affatto affatto la verità

               della natura, ma dette alle sue opere tanta proporzione e grazia che
               elle si potevono ragionevolmente chiamar belle. Successe nel terzo
               grado  Policleto  e  gli  altri  tanto  celebrati,  i  quali,  come  si  dice  e

               credere si debbe, interamente le fecero perfette. Questo medesimo
               progresso dovette accadere nelle pitture ancora, perché e' si dice, e
               verisimilmente si ha a pensare che fussi così, nell'opere di quelli che
               con un solo colore dipinsero, e però furon chiamati monocromati, non
               essere stata una gran perfezzione. Di poi nelle opere di Zeusi e di

               Polignoto e di Timante, o degli altri che solo ne messono in opera
               quattro, si lauda in tutto i lineamenti et i dintorni e le forme, e senza
               dubbio  vi  si  doveva  pure  desiderare  qualcosa.  Ma  poi  in  Erione,

               Nicomaco, Protogene et Apelle, è ogni cosa perfetta e bellissima, e
               non si può imaginar meglio, avendo essi dipinto non solo le forme e
               gli  atti  de'  corpi  eccellentissimamente,  ma  ancora  gli  affetti  e  le
               passioni dell'animo. Ma lasciando ire questi, che bisogna referirsene
               ad altri e molte volte non convengano i giudizii e, che è peggio, né [i]

               tempi, ancora che io in ciò seguiti i migliori autori, vegnamo a' tempi
               nostri, dove abbiamo l'occhio assai miglior guida e giudice che non è
               l'orecchio. Non si vede egli chiaro quanto miglioramento e acquisto

               fece, per cominciarsi da un capo, l'architettura da Buschetto greco ad
               Arnolfo  tedesco  et  a  Giotto?  Vegghinsi  le  fabriche  di  que'  tempi,  i
               pilastri, le colonne, le base, i capitegli e tutte le cornici con i membri
               difformi, come n'è in Fiorenza in S. Maria del Fiore, e nell'incrostatura
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