Page 359 - Giorgio Vasari
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di panni, e qualche testa con migliore aria, certe attitudini non tanto
               intere, et infine cominciato a tentare il buono; ma avere tutta volta
               mancato  di  infinite  parti  per  non  esser  in  quel  tempo  in  gran
               perfezzione  il  disegno,  né  vedersi  troppe  cose  di  buono  da  potere
               imitare. Laonde que' maestri che furono in questo tempo, e da me

               son stati messi nella prima parte, meriteranno quella lode e d'esser
               tenuti  in  quel  conto  che  meritano  le  cose  fatte  da  loro,  pur  che  si
               consideri, come anche quelle delli architetti e de' pittori di que' tempi,

               che non ebbono innanzi aiuto, et ebbono a trovare la via da per loro;
               et  il  principio,  ancora  che  piccolo,  è  degno  sempre  di  lode  non
               piccola.

               Non corse troppo miglior fortuna la pittura in questi tempi, se non che
               essendo allora più in uso per la divozione de' popoli, ebbe più artefici,
               e per questo fece più evidente progresso che quelle due. Così si vede

               che la maniera greca, prima col principio di Cimabue, poi con l'aiuto
               di  Giotto,  si  spense  in  tutto  e  ne  nacque  una  nuova  la  quale  io
               volentieri  chiamo  maniera  di  Giotto,  perché  fu  trovata  da  lui  e  da'
               suoi discepoli, e poi universalmente da tutti venerata et imitata. E si

               vede in questa levato via il proffilo che ricigneva per tutto le figure, e
               quegli occhi spiritati e' piedi ritti in punta e le mani aguzze et il non
               avere  ombre  et  altre  mostruosità  di  que'  Greci,  e  dato  una  buona
               grazia  nelle  teste  e  morbidezza  nel  colorito.  E  Giotto  in  particolare

               fece migliori attitudini alle sue figure, e mostrò qualche principio di
               dare  una  vivezza  alle  teste,  e  piegò  i  panni  che  traevano  più  alla
               natura  che  non  quegli  innanzi,  e  scoperse  in  parte  qualcosa  de  lo
               sfuggire e scortare le figure. Oltre a questo egli diede principio agli

               affetti  che  si  conoscesse  in  parte  il  timore,  la  speranza,  l'ira  e  lo
               amore; e ridusse a una morbidezza la sua maniera che prima era e
               ruvida e scabrosa; e se non fece gli occhi con quel bel girare che fa il
               vivo e con la fine de' suoi lagrimatoi et i capegli morbidi, e le barbe

               piumose, e le mani con quelle sue nodature e muscoli, e gli ignudi
               come il vero, scusilo la difficultà dell'arte et il non aver visto pittori
               migliori di lui. E pigli ognuno in quella povertà dell'arte e de' tempi, la
               bontà  del  giudizio  nelle  sue  istorie,  l'osservanza  dell'arie,  e

               l'obedienza  di  un  naturale  molto  facile,  perché  pur  si  vede  che  le
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