Page 361 - Giorgio Vasari
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artefici l'aver udite queste lor Vite e considerato le lor maniere e' lor
               modi: e ne ritrarranno forse non poco utile, il che mi sia carissimo e
               lo reputerò a buon premio delle mie fatiche, nelle quali non ho cerco
               altro che far loro, in quanto io ho potuto, utile e diletto.

               Ora,  poi  che  noi  abbiamo  levate  da  balia,  per  un  modo  di  dir  così
               fatto,  queste  tre  arti,  e  cavatele  da  la  fanciullezza,  ne  viene  la

               seconda età, dove si vedrà infinitamente migliorato ogni cosa: e la
               invenzione più copiosa di figure, più ricca d'ornamenti, et il disegno
               più fondato e più naturale verso il vivo, et inoltre una fine nell'opre
               condotte  con  manco  pratica,  ma  pensatamente  con  diligenza;  la

               maniera più leggiadra, i colori più vaghi, in modo che poco ci resterà
               a ridurre ogni cosa al perfetto, e che elle imitino appunto la verità
               della natura. Perché prima con lo studio e con la diligenza del gran
               Filippo  Brunelleschi  l'architettura  ritrovò  le  misure  e  le  proporzioni

               degli antichi, così nelle colonne tonde come ne' pilastri quadri e nelle
               cantonate rustiche e pulite, et allora si distinse ordine per ordine e
               fecesi  vedere  la  differenza  che  era  tra  loro.  Ordinossi  che  le  cose
               andassino per regola, seguitassino con più ordine, e fussino spartite

               con misura. Crebbesi la forza et il fondamento al disegno, e dettesi
               alle cose una buona grazia, e fecesi conoscere l'eccellenzia di quella
               arte. Ritrovossi la bellezza e varietà de' capitelli e delle cornici, in tal
               modo che si vide le piante de' tempii e degli altri suoi edifizii esser

               benissimo         intese,       e     le    fabriche       ornate,       magnifiche         e
               proporzionatissime, come si vede nella stupendissima machina della
               cupola di S. Maria del Fiore di Fiorenza, nella bellezza e grazia della
               sua lanterna, ne l'ornata, varia e graziosa chiesa di S. Spirito, e nel

               non manco bello di quella edifizio di S. Lorenzo, nella bizzarrissima
               invenzione del Tempio in otto facce degli Angioli, e nella ariosissima
               chiesa  e  convento  della  Badia  di  Fiesole,  e  nel  magnifico  e
               grandissimo principio del palazzo de' Pitti. Oltra il comodo e grande

               edifizio che Francesco di Giorgio fece nel palazzo e chiesa del Duomo
               di Urbino, et il fortissimo e ricco castello di Napoli, e lo inespugnabile
               castello di Milano, senza molte altre fabbriche notabili di quel tempo,
               et ancora che non ci fusse la finezza et una certa grazia esquisita et

               appunto nelle cornici, e certe pulitezze e leggiadrie nello intaccar le
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