Page 360 - Giorgio Vasari
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figure obbedivano a quel che elle avevano a fare; e perciò si mostra
che egli ebbe un giudizio molto buono, se non perfetto. E questo
medesimo si vede poi negli altri, come in Taddeo Gaddi nel colorito, il
quale è più dolce et ha più forza; e dette megliori incarnazioni e
colore ne' panni, e più gagliardezza ne' moti alle sue figure. In Simon
Sanese si vede il decoro nel compor le storie; in Stefano Scimmia et
in Tommaso suo figliuolo, che arecarono grande utile e perfezzione al
disegno, et invenzione alla prospettiva e lo sfumare et unire de'
colori, riservando sempre la maniera di Giotto. Il simile feciono nella
pratica e destrezza Spinello aretino, Parri suo figliuolo, Iacopo di
Casentino, Antonio Veniziano, Lippo e Gherardo Starnini e gli altri
pittori che lavorarono dopo Giotto, seguitando la sua aria,
lineamento, colorito, maniera et ancora migliorandola qualche poco,
ma non tanto però che e' paresse ch'e' la volessino tirare ad altro
segno. Laonde chi considererà questo mio discorso vedrà queste tre
arti fino qui essere state come dire abbozzate, e mancar loro assai di
quella perfezzione che elle meritavano; e certo, se non veniva
meglio, poco giovava questo miglioramento e non era da tenerne
troppo conto. Né voglio che alcuno creda che io sia sì grosso, né di sì
poco giudizio, che io non conosca che le cose di Giotto e di Andrea
Pisano e Nino e degli altri tutti, che per la similitudine delle maniere
ho messi insieme nella Prima Parte, se elle si compareranno a quelle
di coloro che dopo loro hanno operato, non meriteranno lode
straordinaria né anche mediocre; né è che io non abbia ciò veduto,
quando io gli ho laudati. Ma chi considererà la qualità di que' tempi,
la carestia degli artefici, la difficultà de' buoni aiuti, le terrà non belle,
come ho detto io, ma miracolose, et arà piacere infinito di vedere i
primi principii e quelle scintille di buono che nelle pitture e sculture
cominciavono a risuscitare. Non fu certo la vittoria di Lucio Marzio in
Spagna tanto grande, che molte non avessino i Romani delle
maggiori. Ma avendo rispetto al tempo, al luogo, al caso, alla persona
et al numero, ella fu tenuta stupenda et ancor oggi pur degna delle
lodi, che infinite e grandissime le son date dagli scrittori. Così a me,
per tutti i sopra detti rispetti, è parso che e' meritino non solamente
d'essere scritti da me con diligenza, ma laudati con quello amore e
sicurtà che io ho fatto. E penso che non sarà stato fastidioso a' miei