Page 355 - Giorgio Vasari
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mezzi e le vie che hanno usati i valenti uomini nel maneggiare
l'imprese, e sonsi ingegnati di toccare gli errori, et appresso i bei colpi
e' ripari e' partiti prudentemente qualche volta presi ne' governi delle
faccende, e tutto quello insomma che sagacemente o
straccuratamente, con prudenza o con pietà o con magnanimità
hanno in esse operato, come quelli che conoscevano la istoria essere
veramente lo specchio della vita umana, non per narrare
asciuttamente i casi occorsi a un principe o d'una republica, ma per
avvertire i giudizii, i consigli, i partiti et i maneggi degli uomini,
cagione poi delle felici et infelici azzioni; il che è proprio l'anima
dell'istoria; e quello che invero insegna vivere e fa gli uomini
prudenti, e che appresso al piacere che si trae del vedere le cose
passate come presenti, è il vero fine di quella; per la qual cosa
avendo io preso a scriver la istoria de' nobilissimi artefici, per giovar
all'arti quanto patiscono le forze mie, et appresso per onorarle, ho
tenuto quanto io poteva, ad imitazione di così valenti uomini, il
medesimo modo; e mi sono ingegnato non solo di dire quel che
hanno fatto, ma di scegliere ancora discorrendo il meglio dal buono, e
l'ottimo dal migliore, e notare un poco diligentemente i modi, le arie,
le maniere, i tratti e le fantasie de' pittori e degli scultori;
investigando, quanto più diligentemente ho saputo, di far conoscere a
quegli che questo per se stessi non sanno fare, le cause e le radici
delle maniere e del miglioramento e peggioramento delle arti
accaduto in diversi tempi et in diverse persone. E perché nel principio
di queste Vite io parlai de la nobiltà et antichità di esse arti, quanto a
questo proposito si richiedeva, lasciando da parte molte cose di che
io mi sarei potuto servire di Plinio e d'altri autori, se io non avessi
voluto, contra la credenza forse di molti, lasciar libero a ciascheduno
il vedere le altrui fantasie ne' proprii fonti, mi pare che e' si convenga
fare al presente quello che, fuggendo il tedio e la lunghezza, mortal
nemica delle attenzioni, non mi fu lecito fare allora, cioè aprire più
diligentemente l'animo et intenzione mia, e mostrare a che fine io
abbia diviso questo corpo delle Vite in tre parti.
Bene è vero che quantunque la grandezza delle arti nasca in alcuno
da la diligenza, in un altro da lo studio, in questo da la imitazione, in