Page 351 - Giorgio Vasari
P. 351

dove sono oggi i lioni. La quale opera, veramente lodevolissima e più
               tosto da magnanimo principe che da privato cittadino, non ebbe il suo
               fine perché i danari, che in grandissima somma Niccolò lasciò in sul
               Monte di Firenze per la fabrica e per l'entrata di quello studio, furono
               in alcune guerre o altri bisogni della città consumati dai fiorentini. E

               se bene non potrà mai la fortuna oscurare la memoria e la grandezza
               dell'animo di Niccolò da Uzzano non è però che l'universale dal non si
               essere finita questa opera non riceva danno grandissimo; laonde, chi

               disidera  giovare  in  simili  modi  al  mondo  e  lasciare  di  sé  onorata
               memoria,  faccia  da  sé  mentre  ha  vita  e  non  si  fidi  della  fede  de'
               posteri  e  degl'eredi,  perché  rade  volte  si  vede  avere  avuto  effetto
               interamente cosa che si sia lasciata perché si faccia dai sucessori.

               Ma tornando a Lorenzo, egli dipinse, oltre quello che si è detto, in sul
               ponte Rubaconte a fresco in un tabernacolo, una Nostra Donna e certi

               Santi che furono ragionevoli. Né molto dopo, essendo ser Michele di
               Fruosino spedalingo di Santa Maria Nuova di Firenze, il quale spedale
               ebbe principio da Folco Portinari cittadino fiorentino, egli deliberò, sì
               come  erano  cresciute  le  facultà  dello  spedale,  che  così  fusse

               accresciuta la sua chiesa dedicata a Santo Egidio, che allora era fuor
               di  Firenze  e  piccola  affatto.  Onde,  presone  consiglio  da  Lorenzo  di
               Bicci suo amicissimo, cominciò a' dì cinque di settembre, l'anno 1418,
               la  nuova  chiesa,  la  quale  fu  in  un  anno  finita  nel  modo  ch'ella  sta

               oggi,  e  poi  consegrata  solennemente  da  papa  Martino  Quinto  a
               richiesta di detto ser Michele, che fu ottavo spedalingo, e degl'uomini
               della famiglia de' Portinari. La quale sagrazione dipinse poi Lorenzo,
               come volle ser Michele, nella facciata di quella chiesa, ritraendovi di

               naturale  quel  papa  et  alcuni  cardinali;  la  quale  opera,  come  cosa
               nuova e bella, fu allora molto lodata; onde meritò d'essere il primo
               che dipignesse nella principale chiesa della sua città, cioè in Santa
               Maria del Fiore, dove sotto le finestre di ciascuna capella dipinse quel

               Santo al quale ell'è intitolata, e nei pilastri poi e per la chiesa i dodici
               Apostoli con le croci della consegrazione, essendo quel tempio stato
               solennissimamente quello stesso anno consegrato da papa Eugenio
               Quarto  viniziano.  Nella  medesima  chiesa  gli  fecero  dipignere

               gl'Operai, per ordine del publico, nel muro a fresco, un deposito finto
   346   347   348   349   350   351   352   353   354   355   356