Page 347 - Giorgio Vasari
P. 347

Morì  Taddeo,  avendo  insegnato  l'arte  a  suo  nipote  chiamato
               Domenico, d'anni 59, e le pitture sue furono intorno agl'anni di nostra

               salute 1410. Lasciò dunque, come si è detto, Domenico Bartoli suo
               nipote e discepolo, che attendendo all'arte della pittura, dipinse con
               maggiore e migliore pratica; e nelle storie che fece mostrò molto più
               copiosità, variandole in diverse cose, che non aveva fatto il zio. Sono

               nel  pellegrinario  dello  spedale  grande  di  Siena  due  storie  grandi
               lavorate in fresco da Domenico, dove e prospettive et altri ornamenti
               si  veggiono  assai  ingegnosamente  composti.  Dicesi  essere  stato
               Domenico  modesto  e  gentile  e  d'una  singolare  amorevolezza  e

               liberalissima cortesia, e che ciò non fece manco onore al nome suo,
               che l'arte stessa della pittura. Furono l'opere di costui intorno agl'anni
               del Signore 1436; e l'ultime furono in S. Trinita di Firenze, una tavola
               dentrovi la Nunziata, e nella chiesa del Carmine la tavola dell'altar

               maggiore.
               Fu ne' medesimi tempi e quasi della medesima maniera, ma fece più

               chiaro il colorito e le figure più basse, Alvaro di Piero di Portogallo,
               che in Volterra fece più tavole et in S. Antonio di Pisa n'è una et in
               altri luoghi altre, che per non essere di molta eccellenza non occorre
               farne altra memoria. Nel nostro libro è una carta disegnata da Taddeo

               molto praticamente, nella quale è un Cristo e due Angeli, etc.



               FINE DELLA VITA DI TADDEO BARTOLI
   342   343   344   345   346   347   348   349   350   351   352