Page 346 - Giorgio Vasari
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suo  molto  onore  e  sodisfazione  di  quel  signore  e  di  tutta  la  città.
               Tornato poi in Toscana, lavorò in S. Gimignano una tavola a tempera
               che tiene della maniera d'Ugolino Sanese, la qual tavola è oggi dietro
               all'altar maggiore della Pieve e guarda il coro de' preti. Dopo, andato
               a Siena, non vi dimorò molto che da uno de' Lanfranchi, Operaio del

               duomo, fu chiamato a Pisa, dove trasferitosi, fece nella capella della
               Nunziata a fresco quando la Madonna saglie i gradi del tempio, dove
               in  capo  il  sacerdote  l'aspetta  in  pontificale,  molto  pulitamente:  nel

               volto  del  quale  sacerdote  ritrasse  il  detto  operaio,  et  appresso  a
               quello se stesso. Finito questo lavoro, il medesimo Operaio gli fece
               dipignere  in  Campo  Santo,  sopra  la  capella,  una  Nostra  Donna
               incoronata da Gesù Cristo, con molti Angeli, in attitudini bellissime e
               molto  ben  coloriti.  Fece  similmente  Taddeo,  per  la  capella  della

               sagrestia di S. Francesco di Pisa, in una tavola dipinta a tempera, una
               Nostra Donna et alcuni Santi, mettendovi il nome suo e l'anno ch'ella
               fu dipinta, che fu l'anno 1394. Et intorno a questi medesimi tempi,

               lavorò  in  Volterra  certe  tavole  a  tempera,  et  in  Monte  Uliveto  una
               tavola, e nel muro un Inferno a fresco, nel quale seguì l'invenzione di
               Dante, quanto attiene alla divisione de' peccati e forma delle pene:
               ma nel sito o non seppe, o non potette, o non volle imitarlo. Mandò
               ancora in Arezzo una tavola che è in S. Agostino, dove ritrasse papa

               Gregorio Undecimo, cioè quello che dopo essere stata la corte tante
               decine  d'anni  in  Francia,  la  ritornò  in  Italia.  Dopo  queste  opere,
               ritornatosene  a  Siena,  non  vi  fece  molto  lunga  stanza,  perché  fu

               chiamato a lavorare a Perugia nella chiesa di S. Domenico, dove nella
               capella di S. Caterina dipinse a fresco tutta la vita di essa Santa, et in
               S. Francesco, a canto alla porta della sagrestia, alcune figure le quali,
               ancor  che  oggi  poco  si  discernino,  sono  conosciute  per  di  mano  di
               Taddeo,  avendo  egli  tenuto  sempre  una  maniera  medesima.

               Seguendo  poco  poi  la  morte  di  Biroldo  signor  di  Perugia  che  fu
               amazzato  l'anno  1398,  si  ritornò  Taddeo  a  Siena;  dove,  lavorando
               continuamente, attese in modo agli studi dell'arte per farsi valente

               uomo,  che  si  può  affermare,  se  forse  non  seguì  l'intento  suo,  che
               certo  non  fu  per  difetto  o  negligenza  che  mettesse  nel  fare,  ma  sì
               bene  per  indisposizione  d'un  male  opilativo  che  l'assassinò  di
               maniera, che non potette conseguire pienamente il suo desiderio.
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