Page 342 - Giorgio Vasari
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similmente don Lorenzo in una tavola, che era nel monasterio di San
               Benedetto del medesimo ordine di Camaldoli, fuor della porta a Pinti,
               il  quale  fu  rovinato  per  l'assedio  di  Firenze  l'anno  1529,  una
               coronazione  di  Nostra  Donna  sì  come  avea  anco  fatto  nella  tavola
               della sua chiesa degl'Angeli; la quale tavola di San Benedetto è oggi

               nel  primo  chiostro  del  detto  monasterio  degl'Angeli  nella  capella
               degl'Alberti a man ritta. In quel medesimo tempo e forse prima, in S.
               Trinita  di  Firenze,  dipinse  a  fresco  la  capella  e  la  tavola

               degl'Ardinghelli,  che  in  quel  tempo  fu  molto  lodata;  dove  fece  di
               naturale  il  ritratto  di  Dante  e  del  Petrarca;  in  S.  Piero  maggiore
               dipinse  la  capella  de'  Fioravanti,  et  in  una  capella  di  S.  Piero
               Scheraggio  dipinse  la  tavola;  e  nella  detta  chiesa  di  S.  Trinita  la
               capella de' Bartolini, in S. Iacopo sopra Arno si vede anco una tavola

               di  sua  mano  molto  ben  lavorata  e  condotta  con  infinita  diligenza
               secondo la maniera di que' tempi. Similmente nella Certosa fuor di
               Fiorenza dipinse alcune cose con buona pratica, et in S. Michele di

               Pisa, monasterio dell'Ordine suo, alcune tavole che sono ragionevoli;
               et  in  Firenze  nella  chiesa  de'  Romiti,  pur  di  Camaldoli  (che  oggi,
               essendo  rovinata  insieme  col  monasterio,  ha  lasciato  solamente  il
               nome a quella parte di là d'Arno che dal nome di quel santo luogo si
               chiama Camaldoli) oltre a molte altre cose fece un Crucifisso in tavola

               et un S. Giovanni che furono tenuti bellissimi.

               Finalmente, infermatosi d'una postema crudele che lo tenne oppresso
               molti  mesi,  si  morì  d'anni  cinquantacinque,  e  fu  da'  suoi  monaci,
               come  le  sue  virtù  meritavano,  onoratamente  nel  capitolo  del  loro
               monasterio sotterrato.

               E perché spesso, come la sperienza ne dimostra, da un solo germe,
               col  tempo,  mediante  lo  studio  et  ingegno  degl'uomini,  ne  surgono

               molti,  nel  detto  monasterio  degl'Angeli,  dove  sempre  per  a  dietro
               attesero  i  monaci  alla  pittura  et  al  disegno,  non  solo  il  detto  don
               Lorenzo fu eccellente in fra di loro ma vi fiorirono ancora per lungo
               spazio  di  molti  anni  e  prima  e  poi  uomini  eccellenti  nelle  cose  del

               disegno. Onde non mi pare da passare in niun modo con silenzio un
               don Iacopo fiorentino che fu molto inanzi al detto don Lorenzo, perciò
               che,  come  fu  ottimo  e  costumatissimo  religioso,  così  fu  il  miglior
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