Page 341 - Giorgio Vasari
P. 341

VITA DI DON LORENZO MONACO DEGLI ANGELI DI FIRENZE
               PITTORE



               A una persona buona e religiosa, credo io che sia di gran contento il
               trovarsi alle mani qualche esercizio onorato o di lettere o di musica o
               di  pittura  o  di  altre  liberali  e  meccaniche  arti,  che  non  siano

               biasimevoli,  ma  più  tosto  di  utile  agl'altri  uomini  e  di  giovamento;
               perciò  che  dopo  i  divini  uffici,  si  passa  onoratamente  il  tempo  col
               diletto che si piglia nelle dolci fatiche dei piacevoli esercizii; a che si
               aggiugne che non solo è stimato e tenuto in pregio dagl'altri, solo che

               invidiosi non siano e maligni mentre che vive, ma che ancora è dopo
               la morte da tutti gli uomini onorato, per l'opere e buon nome che di
               lui resta a coloro che rimangono. E nel vero, chi dispensa il tempo in
               questa  maniera,  vive  in  quieta  contemplazione  e  senza  molestia

               alcuna di que' stimoli ambiziosi che negli scioperati et oziosi, che per
               lo  più  sono  ignoranti,  con  loro  vergogna  e  danno  quasi  sempre  si
               veggiono. E se pur avviene che un così fatto virtuoso dai maligni sia
               tallora percosso, può tanto il valore della virtù che il tempo ricuopre e

               sotterra la malignità de' cattivi, et il virtuoso ne' secoli che succedono
               rimane sempre chiaro et illustre.

               Don  Lorenzo  dunque  pittore  fiorentino,  essendo  monaco  della
               Relligione  di  Camaldoli  e  nel  monasterio  degl'Angeli  (il  qual
               monasterio ebbe il suo principio l'anno 1294 da fra' Guittone d'Arezzo

               dell'Ordine e Milizia della Vergine Madre di Gesù Cristo, o vero, come
               volgarmente  erano  i  religiosi  di  quell'Ordine  chiamati,  de'  frati
               Gaudenti), attese ne' suoi primi anni con tanto studio al disegno et
               alla  pittura,  che  egli  fu  poi  meritamente  in  quello  esercizio  fra  i
               migliori  dell'età  sua  annoverato.  Le  prime  opere  di  questo  monaco

               pittore, il quale tenne la maniera di Taddeo Gaddi e degl'altri suoi,
               furono nel suo monasterio degli Agnoli, dove, oltre molte altre cose,
               dipinse la tavola dell'altar maggiore, che ancor oggi nella loro chiesa

               si vede, la quale fu posta su, finita del tutto, come per lettere scritte
               da  basso  nel  fornimento  si  può  vedere,  l'anno  1413.  Dipinse
   336   337   338   339   340   341   342   343   344   345   346