Page 331 - Giorgio Vasari
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colorito. Figurò ancora nel medesimo luogo Cristo a sedere con
significato teologico molto ingegnosamente, avendo in guisa situato
la Trinità dentro a un sole, che si vede da ciascuna delle tre figure
uscire i medesimi raggi et il medesimo splendore. Ma di quest'opera
con gran danno veramente degl'amatori di quest'arte, è avvenuto il
medesimo che di molte altre, essendo stata buttata in terra per
fortificare la città. Alla Compagnia della Trinità si vede un tabernacolo
fuor della chiesa, da Spinello benissimo lavorato a fresco, dentrovi la
Trinità, San Piero e San Cosimo e San Damiano, vestiti con quella
sorte d'abiti che usavano di portare i medici in que' tempi.
Mentre che quest'opere si facevano, fu fatto don Iacopo d'Arezzo
generale della Congregazione di Mont'Oliveto, dicianove anni poi che
aveva fatto lavorare, come s'è detto di sopra, molte cose a Firenze et
in Arezzo da esso Spinello; per che standosi, secondo la consuetudine
loro a Monte Oliveto maggior di Chiusuri in quel di Siena, come nel
più onorato luogo di quella religione, gli venne desiderio di far fare
una bellissima tavola in quel luogo; onde, mandato per Spinello dal
quale altra volta si trovava essere stato benissimo servito, gli fece
fare la tavola della capella maggiore a tempera; nella quale fece
Spinello in campo d'oro un numero infinito di figure fra piccole e
grandi con molto giudizio, fattole poi fare intorno un ornamento di
mezzo rilievo, intagliato da Simone Cini fiorentino; in alcuni luoghi
con gesso a colla un poco sodo o vero gelato le fece un altro
ornamento che riuscì molto bello, che poi da Gabriello Saracini fu
messo d'oro ogni cosa. Il quale Gabriello a' pie' di detta tavola scrisse
questi tre nomi: "Simone Cini fiorentino fece l'intaglio, Gabriello
Saracini la messe d'oro e Spinello di Luca d'Arezzo la dipinse l'anno
1385". Finita quest'opera, Spinello se ne tornò a Arezzo, avendo da
quel generale e dagl'altri monaci, oltr'al pagamento, ricevuto molte
carezze; ma non vi stette molto perché, essendo Arezzo travagliata
dalle parti guelfe e ghibelline e stata in que' giorni saccheggiata, si
condusse con la famiglia e Parri suo figliuolo, il quale attendeva alla
pittura, a Fiorenza, dove aveva amici e parenti assai; là dove dipinse
quasi per passatempo, fuor della porta a San Piero Gattolini in sulla
strada Romana, dove si volta per andare a Pozzolatico, in un