Page 327 - Giorgio Vasari
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fuori e di dentro riccamente di spoglie antichissime. Era la pianta di

               questo  edifizio,  del  quale  si  è  lungamente  altrove  ragionato,  dalla
               parte  di  fuori  in  sedici  facce  divisa  e  dentro  in  otto,  e  tutte  erano
               piene  delle  spoglie  di  que'  tempii,  che  prima  erano  stati  dedicati
               agl'idoli;  et  insomma  egli  era  quanto  può  esser  bello  un  così  fatto

               tempio antichissimo, quando fu rovinato. Dopo le molte pitture fatte
               in  Duomo,  dipinse  Spinello  in  S.  Francesco,  nella  capella  de'
               Marsupini,  Papa  Onorio  quando  conferma  et  appruova  la  Regola

               d'esso  Santo,  ritraendovi  Innocenzio  Quarto  di  naturale,  dovunque
               egli se l'avesse. Dipinse ancora nella medesima chiesa, nella capella
               di S. Michelagnolo, molte storie di lui, lì dove si suonano le campane,
               e poco di sotto alla capella di Messer Giuliano Baccio una Nunziata
               con altre figure che sono molto lodate, le quali tutte opere fatte in

               questa chiesa furono lavorate a fresco con una pratica molto risoluta
               dal 1334 insino al 1338. Nella Pieve poi della medesima città dipinse
               la  capella  di  S.  Piero  e  S.  Paulo,  di  sotto  a  essa  quella  di  S.

               Michelagnolo, e per la Fraternità di S. Maria della Misericordia, pur da
               quella banda, in fresco, la capella di S. Iacopo e Filippo, e sopra la
               porta principale della Fraternità, ch'è in piazza, cioè nell'arco, dipinse
               una Pietà con un S. Giovanni a richiesta de' rettori di essa Fraternità,
               la quale ebbe principio in questo modo: cominciando un certo numero

               di buoni et onorati cittadini a andare accattando limosine per i poveri
               vergognosi et a sovvenirgli in tutti i loro bisogni l'anno della peste del
               1348 per lo gran nome acquistato da que' buon'uomini alla Fraternità,

               aiutando  i  poveri,  gl'infermi,  sepellendo  morti  e  facendo  altre
               somiglianti opere di carità, furono tanti i lasci, le donazioni e l'eredità
               che le furono lasciati che ella ereditò il terzo delle ricchezze d'Arezzo;
               et il simile avvenne l'anno 1383, che fu similmente una gran peste.
               Spinello adunque, essendo della Compagnia e toccandogli spesso a

               visitare  infermi,  sotterrare  morti  e  fare  altri  cotali  piissimi  esercizii
               che hanno fatto sempre i migliori cittadini e fanno anch'oggi di quella
               città,  per  far  di  ciò  qualche  memoria  nelle  sue  pitture  dipinse  per

               quella  Compagnia  nella  facciata  della  chiesa  di  S.  Laurentino  e
               Pergentino una Madonna, che avendo aperto dinanzi il mantello ha
               sotto esso il popolo d'Arezzo, nel quale sono ritratti molti uomini de'
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