Page 268 - Giorgio Vasari
P. 268
VITA DI SIMONE SANESE PITTORE
Felici veramente si possono dire quegl'uomini che sono dalla natura
inclinati a quell'arti che possono recar loro non pure onore et utile
grandissimo, ma, che è più, fama e nome quasi perpetuo; più felici
poi sono coloro che si portano dalle fasce, oltre a cotale inclinazione,
gentilezza e costumi cittadineschi, che gli rendono a tutti gl'uomini
gratissimi; ma più felici di tutti finalmente (parlando degl'artefici)
sono quelli che oltre all'avere da natura inclinazione al buono, e dalla
medesima e dalla educazione costumi nobili, vivono al tempo di
qualche famoso scrittore, da cui per un piccolo ritratto o altra così
fatta cortesia delle cose dell'arte, si riporta premio alcuna volta,
mediante gli loro scritti, d'eterno onore e nome; la qual cosa si deve,
fra coloro che attendono alle cose del disegno, particolarmente
desiderare e cercare dagl'eccellenti pittori, poiché l'opere loro,
essendo in superficie et in campo di colore, non possono avere
quell'eternità che dànno i getti di bronzo e le cose di marmo allo
scultore o le fabriche agl'architetti.
Fu dunque quella di Simone grandissima ventura vivere al tempo di
Messer Francesco Petrarca, et abbattersi a trovare in Avignone alla
corte questo amorosissimo poeta desideroso d'avere la imagine di
Madonna Laura di mano di maestro Simone; perciò che avutala bella
come desiderato avea, fece di lui memoria in due sonetti, l'uno de'
quali comincia:
Per mirar Policleto a prova fiso
con gl'altri che ebber fama di quell'arte
e l'altro:
Quando giunse a Simon l'alto concetto
ch'a mio nome gli pose in man lo stile.