Page 264 - Giorgio Vasari
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VITA DI PIETRO CAVALLINI ROMANO PITTORE



               Essendo già stata Roma molti secoli priva non solamente delle buone
               lettere e della gloria dell'armi, ma eziandio di tutte le scienze e bone
               arti, come Dio volle, nacque in essa Pietro Cavallini in que' tempi che
               Giotto, avendo si può dire tornato in vita la pittura, teneva fra i pittori

               in Italia il principato.

               Costui, dunque, essendo stato discepolo di Giotto, et avendo con esso
               lui lavorato nella nave di musaico in S. Piero fu il primo che dopo lui
               illuminasse  quest'arte,  e  che  cominciasse  a  mostrar  di  non  essere
               stato indegno discepolo di tanto maestro, quando dipinse in Araceli
               sopra la porta della sagrestia alcune storie che oggi sono consumate

               dal tempo, e in S. Maria di Trastevere moltissime cose colorite per
               tutta  la  chiesa  in  fresco.  Dopo,  lavorando  alla  capella  maggiore  di
               musaico e nella facciata dinanzi alla chiesa, mostrò nel principio di

               cotale  lavoro,  senza  l'aiuto  di  Giotto  saper  non  meno  esercitare  e
               condurre a fine il musaico, che avesse fatto la pittura: facendo ancora
               nella  chiesa  di  S.  Grisogono  molte  storie  a  fresco,  s'ingegnò  farsi
               conoscer  similmente  per  ottimo  discepolo  di  Giotto  e  per  buono
               artefice. Parimente pure in Trastevere dipinse in S. Cecilia quasi tutta

               la chiesa di sua mano, e nella chiesa di S. Francesco appresso Ripa
               molte  cose.  In  S.  Paulo  poi  for  di  Roma  fece  la  facciata  che  v'è  di
               musaico,  e  per  la  nave  del  mezzo  molte  storie  del  Testamento

               Vecchio. E lavorando nel capitolo del primo chiostro a fresco alcune
               cose, vi mise tanta diligenza, che ne riportò dagl'uomini di giudizio
               nome d'eccellentissimo maestro, e fu perciò dai prelati tanto favorito,
               che gli fecero dar a fare la facciata di S. Piero di dentro fra le finestre,
               tra le quali fece di grandezza straordinaria, rispetto alle figure che in

               quel  tempo  s'usavano,  i  quattro  Evangelisti  lavorati  a  bonissimo
               fresco, e un S. Piero e un S. Paulo, e in una nave buon numero di
               figure,  nelle  quali  per  molto  piacergli  la  maniera  greca,  la  mescolò

               sempre con quella di Giotto; e per dilettarsi di dare rilievo alle figure,
               si  conosce  che  usò  in  ciò  tutto  quello  sforzo,  che  maggiore  può
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