Page 262 - Giorgio Vasari
P. 262
finite da lui con assai buona grazia e con bella maniera.
Fece ancora nel palazzo della Signoria di Siena in una sala grande la
guerra d'Asinalunga, e la pace appresso e gl'accidenti di quella; dove
figurò una cosmografia perfetta, secondo que' tempi: e nel medesimo
palazzo fece otto storie di verde terra molto pulitamente.
Dicesi che mandò ancora a Volterra una tavola a tempera che fu
molto lodata in quella città; e a Massa, lavorando in compagnia d'altri
una capella in fresco et una tavola a tempera, fece conoscere a
coloro, quanto egli di giudizio e d'ingegno nell'arte della pittura
valesse; et in Orvieto dipinse in fresco la cappella maggiore di S.
Maria. Dopo quest'opere, capitando a Fiorenza, fece in S. Procolo una
tavola et in una cappella le storie di S. Nicolò in figure piccole, per
sodisfare a certi amici suoi, desiderosi di verder il modo dell'operar
suo; et in sì breve tempo condusse, come pratico, questo lavoro, che
gl'accrebbe nome e riputazione infinita. E questa opera, nella predella
della quale fece il suo ritratto, fu causa che l'anno 1335 fu condotto a
Cortona per ordine del vescovo degli Ubertini, allora Signore di quella
città, dove lavorò nella chiesa di S. Margherita, poco inanzi stata
fabricata ai frati di S. Francesco nella sommità del monte, alcune
cose, e particolarmente la metà delle volte e le facciate, così bene
che, ancora che oggi siano quasi consumate dal tempo, si vede ad
ogni modo nelle figure affetti bellissimi, e si conosce che egli ne fu
meritamente comendato.
Finita quest'opera, se ne tornò Ambruogio a Siena, dove visse
onoratamente il rimanente della sua vita, non solo per essere
eccellente maestro nella pittura, ma ancora perché avendo dato
opera nella sua giovanezza alle lettere, gli furono utile e dolce
compagnia nella pittura, e di tanto ornamento in tutta la sua vita, che
lo renderono non meno amabile e grato, che il mestiero della pittura
si facesse. Laonde, non solo praticò sempre con letterati e virtuosi
uomini, ma fu ancora con suo molto onore et utile adoperato ne'
maneggi della sua republica.
Furono i costumi d'Ambruogio in tutte le parti lodevoli, e piuttosto di
gentiluomo e di filosofo che di artefice; e, quello che più dimostra la