Page 258 - Giorgio Vasari
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tanto mesti, che meritavano, secondo quell'età che non aveva ancora

               così  facile  il  modo  d'esprimere  gl'affetti  dell'animo  col  pennello,  di
               essere  grandemente  lodate.  Nella  medesima  faccia  un  S.  Ivo  di
               Brettagna, ch'aveva molte vedove e pupilli ai piedi, era buona figura,
               e  due  Angeli  in  aria  che  lo  coronavano  erano  fatti  con  dolcissima

               maniera. Questo edifizio e le pitture insieme furono gettate per terra
               l'anno della guerra del 1529.

               In  Cortona  ancora  dipinse  Buonamico  per  messer  Aldobrandino
               vescovo di quella città molte cose nel Vescovado, e particolarmente
               la  cappella  e  tavola  dell'altar  maggiore;  ma  perché  nel  rinovare  il

               palazzo e la chiesa andò ogni cosa per terra, non accade farne altra
               menzione.  In  S.  Francesco  nondimeno  et  in  S.  Margherita  della
               medesima città, sono ancora alcune pitture di mano di Buonamico.
               Da  Cortona  andato  di  nuovo  Buonamico  in  Ascesi,  nella  chiesa  di

               sotto di S. Francesco dipinse a fresco tutta la cappella del cardinale
               Egidio Alvaro spagnuolo; e perché si portò molto bene, ne fu da esso
               cardinale liberalmente riconosciuto.

               Finalmente,  avendo  Buonamico  lavorato  molte  pitture  per  tutta  la
               Marca, nel tornarsene a Firenze si fermò in Perugia, e vi dipinse nella
               chiesa di S. Domenico in fresco la cappella de' Buontempi, facendo in

               essa istorie della vita di S. Caterina vergine e martire. E nella chiesa
               di S. Domenico vecchio dipinse in una faccia pure a fresco, quando
               essa Caterina figliuola del re Costa disputando convince e converte
               certi filosofi alla fede di Cristo. E perché questa storia è più bella che

               alcune altre che facesse Buonamico già mai, si può dire con verità
               che egli avanzasse in questa opera se stesso. Da che mossi i Perugini
               ordinarono,  secondo  che  scrive  Franco  Sacchetti,  che  dipignesse  in
               piazza  S.  Ercolano,  vescovo  e  protettore  di  quella  città;  onde

               convenuti del prezzo, fu fatto nel luogo dove si aveva a dipignere una
               turata  di  tavole  e  di  stuoie,  perché  non  fusse  il  maestro  veduto
               dipignere; e ciò fatto, mise mano all'opera. Ma non passarono dieci
               giorni, dimandando chiunche passava quando sarebbe cotale pittura

               finita,  pensando  che  sì  fatte  cose  si  gettassono  in  pretelle,  che  la
               cosa  venne  a  fastidio  a  Buonamico.  Per  che  venuto  alla  fine  del
               lavoro,  stracco  da  tanta  importunità,  deliberò  seco  medesimo
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