Page 252 - Giorgio Vasari
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rifacesse.  E  perché  aveva  prestato  alle  sue  parole  fede,  le  quali

               avevano del verisimile, gli diede sei de' suoi fanti armati che stessono
               co' falcioni, quando egli non lavorava, in aguato, e chiunque venisse,
               senza misericordia tagliasseno a pezzi.

               Rifatte dunque la seconda volta le figure, un giorno che i fanti erano
               in aguato, ecco che sentono non so che rotolare per la chiesa, e poco

               appresso il bertuccione salire sopra l'assito, e in un baleno fatte le
               mestiche, veggiono il nuovo maestro mettersi a lavorare sopra i Santi
               di Buonamico. Perché chiamatolo, e mostrogli il malfattore, e insieme
               con esso lui stando a vederlo lavorare, furono per crepar dalle risa, e

               Buonamico  particolarmente,  come  che  dolore  glie  ne  venisse,  non
               poteva restare di ridere né di piangere per le risa.

               Finalmente licenziati i fanti che con falcioni avevano fatto la guardia,
               se  ne  andò  al  vescovo,  e  gli  disse:  "Monsignor,  voi  volete  che  si
               dipinga  a  un  modo,  et  il  vostro  bertuccione  vuole  a  un  altro".  Poi
               contando  la  cosa,  soggiunse:  "Non  iscadeva  che  voi  mandaste  per

               pittori  altrove,  se  avevate  il  maestro  in  casa;  ma  egli  forse  non
               sapeva così ben fare le mestiche. Orsù, ora che sa, faccia da sé, che
               io non ci son più buono, e conosciuta la sua virtù, son contento che
               per  l'opera  mia  non  mi  sia  alcuna  cosa  data,  se  non  licenza  di

               tornarmene  a  Firenze".  Non  poteva  udendo  la  cosa  il  vescovo,
               sebbene  gli  dispiaceva,  tenere  le  risa,  e  massimamente
               considerando, che una bestia aveva fatto una burla a chi era il più
               burlevole  uomo  del  mondo.  Però  poi  che  del  nuovo  caso  ebbono

               ragionato  e  riso  abbastanza,  fece  tanto  il  vescovo,  che  si  rimesse
               Buonamico  la  terza  volta  all'opera  e  la  finì.  E  il  bertuccione  per
               gastigo  e  penitenza  del  commesso  errore,  fu  serrato  in  una  gran
               gabbia di legno e tenuto dove Buonamico lavorava, insino a che fu

               quell'opera  interamente  finita;  nella  quale  gabbia  non  si  potrebbe
               niuno imaginar i giuochi che quella bestiaccia faceva col muso, con la
               persona,  e  con  le  mani,  vedendo  altri  fare,  e  non  potere  ella
               adoperarsi.

               Finita l'opera di questa capella, ordinò il vescovo, o per burla o per

               altra cagione che egli se lo facessi, che Buffalmacco gli dipignesse in
               una facciata del suo palazzo un'aquila addosso a un leone, il quale
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