Page 237 - Giorgio Vasari
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ancora sono intorno al Duomo et al Camposanto, elle gli fecero tanto

               giovamento e diedero tanto lume, che tale non lo potette aver Giotto,
               per  non  si  essere  conservate  le  pitture  antiche  tanto  quanto  le
               sculture. E sebbene sono spesso le statue destrutte da' fuochi, dalle
               rovine e dal furor delle guerre, e sotterrate e trasportate in diversi

               luoghi,  si  riconosce  nondimeno  da  chi  intende  la  differenza  delle
               maniere di tutti i paesi, come per esempio la egizzia è sottile e lunga
               nelle figure, la greca è artifiziosa e di molto studio negl'ignudi, e le

               teste hanno quasi un'aria medesima, e l'antichissima toscana difficile
               nei  capelli  et  alquanto  rozza.  De'  Romani  (chiamo  Romani  per  la
               maggior  parte  quelli  che,  poi  che  fu  soggiogata  la  Grecia,  si
               condussono a Roma, dove ciò che era di buono e di bello nel mondo
               fu portato), questa, dico, è tanto bella per l'arie, per l'attitudini, pe'

               moti,  per  gl'ignudi  e  per  i  panni,  che  si  può  dire  che  egl'abbiano
               cavato  il  bello  da  tutte  l'altre  provincie,  e  raccoltolo  in  una  sola
               maniera, perché ella sia, com'è, la migliore, anzi la più divina di tutte

               l'altre. Le quali tutte belle maniere et arti essendo spente al tempo
               d'Andrea, quella era solamente in uso, che dai Gotti e da' Greci goffi
               era stata recata in Toscana. Onde egli, considerato il nuovo disegno
               di  Giotto  e  quelle  poche  anticaglie  che  gl'erano  note,  in  modo
               assottigliò gran parte della grossezza di sì sciaurata maniera col suo

               giudizio,  che  cominciò  a  operar  meglio  e  a  dare  molto  maggior
               bellezza  alle  cose,  che  non  aveva  fatto  ancora  nessun  altro  in
               quell'arte  insino  ai  tempi  suoi.  Per  che,  conosciuto  l'ingegno  e  la

               buona  pratica  e  destrezza  sua,  fu  nella  patria  aiutato  da  molti  e
               datogli  a  fare,  essendo  ancora  giovane,  a  S.  Maria  a  Ponte  alcune
               figurine di marmo, che gli recarono così buon nome, che fu ricerco
               con istanza grandissima di venire a lavorare a Firenze per l'opera di
               S. Maria del Fiore, che aveva, essendosi cominciata la facciata dinanzi

               delle tre porte, carestia di maestri che facessero le storie, che Giotto
               aveva disegnato pel principio di detta fabrica.

               Si condusse adunque Andrea a Firenze in servigio dell'opera detta, e
               perché disideravano in quel tempo i Fiorentini rendersi grato et amico
               papa Bonifazio Ottavo, che allora era Sommo Pontefice della chiesa di

               Dio, vollono che inanzi a ogni altra cosa Andrea facesse di marmo e
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