Page 240 - Giorgio Vasari
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Ma per tornare onde mi sono partito, dico che in detta porta di bronzo
sono storiette di basso rilievo della vita di S. Giovanni Battista, cioè
dalla nascita insino alla morte, condotte felicemente e con molta
diligenza. E sebbene pare a molti che in tali storie non apparisca quel
bel disegno né quella grande arte che si suol porre nelle figure, non
merita però Andrea se non lode grandissima, per essere stato il primo
che ponesse mano a condurre perfettamente un'opera, che fu poi
cagione che gl'altri che sono stati dopo di lui hanno fatto quanto di
bello e di difficile e di buono nell'altre due porte e negli ornamenti di
fuori al presente si vede. Questa opera fu posta alla porta di mezzo di
quel tempio, e vi stette insino a che Lorenzo Ghiberti fece quella che
vi è al presente: perché allora fu levata e posta dirimpetto alla
Misericordia, dove ancora si trova. Non tacerò che Andrea fu aiutato
in far questa porta da Nino suo figliuolo, che fu poi molto miglior
maestro che il padre stato non era, e che fu finita del tutto l'anno
1339, cioè non solo pulita e rinetta del tutto, ma ancora dorata a
fuoco; e credesi ch'ella fusse gettata di metallo da alcuni maestri
viniziani molto esperti nel fondere i metalli; e di ciò si truova ricordo
ne' libri dell'Arte de' mercatanti di Calimara guardiani dell'Opera di S.
Giovanni.
Mentre si faceva la detta porta, fece Andrea non solo l'altre opere
sopra dette, ma ancora molte altre, e particolarmente il modello del
tempio di S. Giovanni di Pistoia, il quale fu fondato l'anno 1337, nel
quale anno medesimo a dì XXV di gennaio fu trovato, nel cavare i
fondamenti di questa chiesa, il corpo del beato Atto, stato vescovo di
quella città, il quale era stato in quel luogo sepolto centotrentasette
anni. L'architettura, dunque, di questo tempio, che è tondo, fu
secondo quei tempi ragionevole.
È anco di mano d'Andrea nella detta città di Pistoia, nel tempio
principale, una sepoltura di marmo piena nel corpo della cassa di
figure piccole, con alcune altre di sopra maggiori. Nella quale
sepoltura è il corpo riposto di messer Cino d'Angibolgi dottore di
legge, e molto famoso litterato ne' tempi suoi, come testimonia
messer Francesco Petrarca in quel sonetto: