Page 216 - Giorgio Vasari
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dipignere". Disse quello: "Tu mi di' villania, e m'hai guasto un
palvese". E partesi, e vassene alla Grascia, e fa richieder Giotto.
Giotto compare, e fa richieder lui, adomandando fiorini dua della
dipintura: e quello domandava a lui. Udite le ragioni, gli ufficiali, ché
molto meglio le dicea Giotto, giudicarono che colui si togliesse il
palvese suo così dipinto, e desse lire sei a Giotto, però che gl'aveva
ragione. Onde convenne togliesse il palvese e pagasse, e fu
prosciolto.
Così costui, non misurandosi, fu misurato."
Dicesi che stando Giotto ancor giovinetto con Cimabue, dipinse una
volta, in sul naso d'una figura che esso Cimabue avea fatta, una
mosca tanto naturale, che tornando il maestro per seguitare il lavoro,
si rimise più d'una volta a cacciarla con mano, pensando che fusse
vera, prima che s'accorgesse dell'errore. Potrei molte altre burle fatte
da Giotto e molte argute risposte raccontare, ma voglio che queste,
le quali sono di cose pertinenti all'arte, mi basti avere detto in questo
luogo, rimettendo il resto al detto Franco et altri.
Finalmente, perché restò memoria di Giotto non pure nell'opere che
uscirono delle sue mani, ma in quelle ancora che uscirono di mano
degli scrittori di que' tempi, essendo egli stato quello che ritrovò il
vero modo di dipignere, stato perduto inanzi a lui molti anni, onde
per publico decreto, e per opera et affezzione particolare del
Magnifico Lorenzo vecchio de' Medici, ammirate le virtù di tanto
uomo, fu posta in S. Maria del Fiore l'effigie sua scolpita di marmo da
Benedetto da Maiano scultore eccellente, con gl'infrascritti versi fatti
dal divino uomo messer Angelo Poliziano, acciò che quelli che
venissero eccellenti in qualsivoglia professione, potessero sperare
d'avere a conseguire da altri di queste memorie, che meritò e
conseguì Giotto dalla bontà sua largamente:
Ille ego sum, per quem pictura extinta revixit,
cui quam recta manus, tam fuit et facilis.