Page 214 - Giorgio Vasari
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insino a oggi veder nella chiesa di S. Francesco di Forlì in un albero di
               croce e in una tavoletta a tempera, dove è la vita di Cristo e quattro
               storiette  della  vita  di  Nostra  Donna,  che  tutte  sono  molto  ben
               lavorate. Dicesi che costui lavorò in Ascesi in fresco nella capella di S.
               Antonio alcune istorie della vita di quel Santo, per un Duca di Spoleti

               ch'è sotterrato in quel luogo con un suo figliuolo, essendo stati morti
               in certi sobborghi d'Ascesi combattendo, secondo che si vede in una
               lunga  inscrizione  che  è  nella  cassa  del  detto  sepolcro.  Nel  vecchio

               libro della Compagnia de' Dipintori si trova essere stato discepolo del
               medesimo  un  Francesco  detto  di  maestro  Giotto,  del  quale  non  so
               altro ragionare.

               Guglielmo da Forlì fu anche egli discepolo di Giotto, et oltre a molte
               altre opere, fece in S. Domenico di Forlì sua patria la capella dell'altar
               maggiore.  Furono  anco  discepoli  di  Giotto,  Pietro  Laurati,  Simon

               Memmi  sanesi,  Stefano  fiorentino,  e  Pietro  Cavallini  romano.  Ma
               perché di tutti questi si ragiona nella vita di ciascun di loro, basti in
               questo  luogo  aver  detto  che  furono  discepoli  di  Giotto:  il  quale
               disegnò  molto  bene  nel  suo  tempo,  e  di  quella  maniera,  come  ne

               fanno fede molte carte pecore disegnate di sua mano di acquerello e
               profilate di penna, e di chiaro e scuro, e lumeggiate di bianco, le quali
               sono nel nostro libro de' disegni, e sono, a petto a quelli de' maestri
               stati innanzi a lui, veramente una maraviglia.

               Fu, come si è detto, Giotto ingegnoso e piacevole molto e ne' motti
               argutissimo, de' quali n'è anco viva memoria in questa città; perché

               oltre  a  quello  che  ne  scrisse  messer  Giovanni  Boccaccio,  Franco
               Sacchetti nelle sue trecento Novelle ne racconta molti e bellissimi, de'
               quali  non  mi  parrà  fatica  scriverne  alcuni  con  le  proprie  parole
               appunto  di  esso  Franco,  acciò  con  la  narrazione  della  novella  si

               vegghino anco alcuni modi di favellare e locuzioni di que' tempi. Dice
               dunque in una, per mettere la rubrìca:

               A Giotto gran dipintore è dato un palvese a dipignere da un uomo di
               picciol  affare.  Egli  facendosene  scherne,  lo  dipigne  per  forma  che
               colui rimane confuso.
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