Page 221 - Giorgio Vasari
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Monte  Sansavino,  cacciandone  tutti  gli  abitatori;  nell'undecima  è  la

               sua incoronazione, nella quale sono considerabili molti begli abiti di
               soldati a piè et a cavallo e d'altre genti; nella duodecima finalmente
               si  vede  gli  uomini  suoi  portarlo  da  Montenero,  dove  ammalò,  a
               Massa,  e  di  lì  poi,  essendo  morto,  in  Arezzo.  Sono  anco  intorno  a

               questa  sepoltura  in  molti  luoghi  l'insegne  ghibelline  e  l'arme  del
               vescovo,  che  sono  sei  pietre  quadre  d'oro  in  campo  azzurro,  con
               quell'ordine  che  stanno  le  sei  palle  nell'arme  de'  Medici.  La  quale

               arme della casata del vescovo fu descritta da frate Guittone cavaliere
               e poeta aretino, quando scrivendo il sito del castello di Pietramala,
               onde ebbe quella famiglia origine, disse:



               Dove si scontra il Giglion con la Chiassa,

               ivi furono i miei antecessori,

               che in campo azzurro d'or portan sei sassa.


               Agnolo  dunque  e  Agostino  sanesi  condussono  questa  opera  con

               miglior  arte  et  invenzione  e  con  più  diligenza,  che  fusse  in  alcuna
               cosa stata condotta mai a' tempi loro. E nel vero non deono se non
               essere infinitamente lodati, avendo in essa fatte tante figure, tante
               varietà di siti, luoghi, torri, cavalli, uomini et altre cose, che è proprio
               una maraviglia. Et ancora che questa sepoltura fusse in gran parte

               guasta  dai  Franzesi  del  duca  d'Angiò,  i  quali  per  vendicarsi  con  la
               parte nimica d'alcune ingiurie ricevute, messono la maggior parte di
               quella  città  a  sacco,  ella  nondimeno  mostra  che  fu  lavorata  con

               bonissimo giudizio da Agostino et Agnolo detti, i quali v'intagliarono
               in  lettere  assai  grandi  queste  parole:  Hoc  opus  fecit  magister
               Augustinus et magister Angelus de Senis.

               Dopo  questo,  lavorarono  in  Bologna  una  tavola  di  marmo  per  la
               chiesa di S. Francesco l'anno 1329, con assai bella maniera, et in essa
               oltre all'ornamento d'intaglio che è ricchissimo, feciono di figure alte

               un  braccio  e  mezzo  un  Cristo  che  corona  la  Nostra  Donna,  e  da
               ciascuna  banda  tre  figure  simili,  S.  Francesco,  S.  Jacopo,  S.
               Domenico,  S.  Antonio  da  Padoa,  S.  Petronio  e  S.  Giovanni
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