Page 215 - Giorgio Vasari
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NOVELLA
               "Ciascuno  può  avere  già  udito  chi  fu  Giotto,  e  quando  fu  gran

               dipintore  sopra  ogn'altro.  Sentendo  la  fama  sua  un  grossolano,  et
               avendo bisogno, forse per andare in castellaneria, di far dipignere un
               suo  palvese,  subito  n'andò  alla  bottega  di  Giotto  avendo  chi  gli
               portava il palvese drieto; e giunto dove trovò Giotto, disse: "Dio ti

               salvi,  maestro:  io  vorrei  che  mi  dipignessi  l'arme  mia  in  questo
               palvese". Giotto considerando e l'uomo e 'l modo, non disse altro se
               non: "Quando il vuo' tu?" e quel glielo disse. Disse Giotto: "Lascia far
               me".  E  partissi.  E  Giotto  essendo  rimaso,  pensa  fra  se  medesimo:

               "Che vuol dir questo? sarebbemi stato mandato costui per ischerne?
               sia che vuole; mai non mi fu recato palvese a dipignere. E costui che
               'l reca è un omiciatto semplice, e dice ch'io gli facci l'arme sua, come
               se fosse de' Reali di Francia. Per certo io gli debbo fare una nuova

               arme".  E  così  pensando  fra  se  medesimo,  si  recò  inanzi  il  detto
               palvese, e disegnato quello gli parea, disse a un suo discepolo desse
               fine alla dipintura; e così fece. La quale dipintura fu una cervelliera,
               una gorgiera, un paio di bracciali, un paio di guanti di ferro, un paio di

               corazze, un paio di cosciali e gamberuoli, una spada, un coltello, et
               una lancia.

               Giunto  il  valente  uomo,  che  non  sapea  chi  si  fusse,  fassi  innanzi  e
               dice: "Maestro, è dipinto quel palvese?". Disse Giotto: "Sì bene: va,
               recalo giù". Venuto il palvese, e quel gentiluomo per procuratore il
               comincia a guardare, e dice a Giotto: "Oh che imbratto è questo che

               tu m'hai dipinto?". Disse Giotto: "E' ti parrà ben imbratto al pagare".
               Disse  quegli:  "Io  non  ne  pagherei  quattro  danari".  Disse  Giotto:  "E
               che mi dicestù ch'io dipignessi?". E quel rispose: "L'arme mia". Disse
               Giotto: "Non è ella qui? mancacene niuna?". Disse costui: "Ben istà".

               Disse Giotto: "Anzi sta male, che Dio ti dia, e déi essere una gran
               bestia, che chi ti dicesse, 'chi se' tu', appena lo sapresti dire; e giugni
               qui, e di': 'dipignimi l'arme mia'. Se tu fussi stato de' Bardi, sarebbe
               basto.  Che  arme  porti  tu?  di  qua'  se'  tu?  chi  furono  gl'antichi  tuoi?

               Deh, che non ti vergogni? Comincia prima a venire al mondo, che tu
               ragioni d'arma, come stu fussi Dusnan di Baviera. Io t'ho fatta tutta
               armadura  sul  tuo  palvese:  se  ce  n'è  più  alcuna,  dillo,  et  io  la  farò
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