Page 208 - Giorgio Vasari
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di premiarlo magnificamente e lodarlo.
Finiti i lavori di quel Signore, fece, pregato da un priore fiorentino che
allora era in S. Cataldo d'Arimini, fuor della porta della chiesa, un S.
Tommaso d'Aquino che legge a' suoi frati. Di quivi partito, tornò a
Ravenna, et in S. Giovanni Evangelista fece una capella a fresco
lodata molto. Essendo poi tornato a Firenze con grandissimo onor e
con buone facultà, fece in S. Marco a tempera un Crucifisso in legno
maggiore che il naturale e in campo d'oro, il quale fu messo a man
destra in chiesa; et un altro simile ne fece in S. Maria Novella, in sul
quale Puccio Capanna, suo creato, lavorò in sua compagnia: e quest'è
ancor oggi sopra la porta maggiore nell'entrare in chiesa a man
destra sopra la sepoltura de' Gaddi. E nella medesima chiesa fece
sopra il tramezzo un S. Lodovico e Paulo di Lotto Ardinghelli, et a'
piedi il ritratto di lui e della moglie, di naturale.
L'anno poi 1327 essendo Guido Tarlati da Pietramala, vescovo e
signore d'Arezzo, morto a Massa di Maremma nel tornare da Lucca,
dove era stato a visitare l'Imperatore, poi che fu portato in Arezzo il
suo corpo, e lì ebbe avuta l'onoranza del mortorio onoratissima,
deliberarono Piero Saccone e Dolfo da Pietramala, fratello del
vescovo, che gli fosse fatto un sepolcro di marmo degno della
grandezza di tanto uomo, stato signore spirituale e temporale, e capo
di Parte ghibellina in Toscana. Per che, scritto a Giotto che facesse il
disegno d'una sepoltura ricchissima, e quanto più si potesse onorata,
e mandatogli le misure, lo pregarono appresso, che mettesse loro per
le mani uno scultore il più eccellente, secondo il parer suo, di quanti
ne erano in Italia, perché si rimettevano di tutto al giudizio di lui.
Giotto, che cortese era, fece il disegno e lo mandò loro; e secondo
quello, come al suo luogo si dirà, fu fatta la detta sepoltura. E perché
il detto Piero Saccone amava infinitamente la virtù di questo uomo,
avendo preso, non molto dopo che ebbe avuto il detto disegno, il
Borgo a S. Sepolcro, di là condusse in Arezzo una tavola di man di
Giotto di figure piccole, che poi se n'è ita in pezzi; e Baccio Gondi
gentiluomo fiorentino, amatore di queste nobili arti e di tutte le virtù,
essendo commessario d'Arezzo, ricercò con gran diligenza i pezzi di
questa tavola, e trovatone alcuni, gli condusse a Firenze, dove gli