Page 201 - Giorgio Vasari
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agevolmente, proveduto, è stato cagione che, avendo quelle pitture

               patito umido, si sono guaste in certi luoghi, e l'incarnazioni fatte nere,
               e l'intonaco scortecciato; senzaché la natura del gesso, quando è con
               la calcina mescolato, è d'infracidare col tempo e corrompersi; onde
               nasce che poi per forza guasta i colori, sebben pare che da principio

               faccia gran presa e buona.

               Sono in queste storie, oltre al ritratto di messer Farinata degl'Uberti,
               molte belle figure, e massimamente certi villani, i quali nel portare le
               dolorose  nuove  a  Iobbe,  non  potrebbono  essere  più  sensati,  né
               meglio mostrare il dolore che avevano per i perduti bestiami e per

               l'altre disaventure, di quello che fanno. Parimente ha grazia stupenda
               la figura d'un servo, che con una rosta sta intorno a Iobbe piagato e
               quasi abbandonato da ognuno; e come che ben fatto sia in tutte le
               parti, è maraviglioso nell'attitudine che fa, cacciando con una delle

               mani le mosche al lebroso padrone e puzzolente, e con l'altra tutto
               schifo turandosi il naso per non sentire il puzzo.

               Sono  similmente  l'altre  figure  di  queste  storie  e  le  teste,  così  de'
               maschi come delle femmine, molto belle, et i panni in modo lavorati
               morbidamente,  che  non  è  maraviglia  se  quell'opera  gl'acquistò  in
               quella  città  e  fuori  tanta  fama,  che  papa  Benedetto  IX  da  Trevisi

               mandasse  in  Toscana  un  suo  cortigiano,  a  vedere  che  uomo  fusse
               Giotto e quali fussero l'opere sue, avendo disegnato far in S. Piero
               alcune  pitture.  Il  quale  cortigiano  venendo  per  veder  Giotto,  e
               intendere che altri maestri fussero in Firenze eccellenti nella pittura e

               nel musaico, parlò in Siena a molti maestri. Poi avuti disegni da loro,
               venne  a  Firenze,  e  andato  una  mattina  in  bottega  di  Giotto  che
               lavorava, gli espose la mente del Papa e in che modo si voleva valere
               dell'opera  sua,  et  in  ultimo  gli  chiese  un  poco  di  disegno  per

               mandarlo a Sua Santità. Giotto, che garbatissimo era, prese un foglio,
               et in quello con un pennello tinto di rosso, fermato il braccio al fianco
               per farne compasso e girato la mano, fece un tondo sì pari di sesto e
               di profilo, che fu a vederlo una maraviglia. Ciò fatto, ghignando, disse

               al  cortigiano:  "Eccovi  il  disegno".  Colui  come  beffato  disse:  "Ho  io
               avere  altro  disegno  che  questo?".  "Assai  e  pur  troppo  è  questo",
               rispose  Giotto,  "mandatelo  insieme  con  gli  altri,  e  vedrete  se  sarà
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