Page 1986 - Giorgio Vasari
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fondata in sul fiume e quasi in aria. Ma era necessaria, oltre all'altre
cagioni, per appiccarvi, come si è fatto, il gran corridore, che
attraversando il fiume, va dal palazzo ducale al palazzo e giardino de'
Pitti. Il quale corridore fu condotto in cinque mesi con mio ordine e
disegno ancor che sia opera da pensare che non potesse condursi in
meno di cinque anni. Oltre che anco fu mia cura il far rifare, per le
medesime nozze, et accrescere nella tribuna maggiore di Santo
Spirito i nuovi ingegni della festa che già si faceva in San Felice in
Piazza, il che tutto fu ridotto a quella perfezzione che si poteva
maggiore, onde non si corrono più di que' pericoli che già si facevano
in detta festa.
È stata similmente mia cura l'opera del palazzo e chiesa de' cavalieri
di Santo Stefano in Pisa, e la tribuna, o vero cupola della Madonna
dell'Umiltà in Pistoia, che è opera importantissima. Di che tutto,
senza scusare la mia imperfezzione, la quale conosco da vantaggio se
cosa ho fatto di buono, rendo infinite grazie a Dio, dal quale spero
avere anco tanto d'aiuto che io vedrò quando che sia finita la terribile
impresa delle dette facciate della sala, con piena sodisfazione de'
miei signori, che già, per ispazio di tredici anni, mi hanno dato
occasione di grandissime cose, con mio onore et utile operare, per
poi, come stracco, logoro et invecchiato riposarmi. E se le cose dette,
per la più parte, ho fatto con qualche fretta e prestezza, per diverse
cagioni, questa spero io di fare con mio commodo, poi che il signor
Duca si contenta che io non la corra, ma la faccia con agio, dandomi
tutti quei riposi e quelle ricreazioni che io medesimo so disiderare.
Onde l'anno passato, essendo stracco per le molte opere sopra dette,
mi diede licenza che io potessi alcuni mesi andare a spasso, per che
messomi in viaggio cercai poco meno che tutta Italia, rivedendo
infiniti amici, e miei signori, e l'opere di diversi eccellenti artefici,
come ho detto di sopra ad altro proposito. In ultimo essendo in Roma
per tornarmene a Fiorenza, nel baciare i piedi al santissimo e
beatissimo papa Pio Quinto, mi comise che io gli facessi in Fiorenza
una tavola per mandarla al suo convento e chiesa del Bosco, ch'egli
faceva tuttavia edificare nella sua patria, vicino ad Alessandria della
Paglia. Tornato dunque a Fiorenza, e per averlomi Sua Santità