Page 1980 - Giorgio Vasari
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son rette da molti ornamenti di colonne di mischio, antiche e rare; e
l'altra nel terreno della sua casa in ponte, piena di storie a fresco. E
dopo per lo palco d'una anticamera quattro quadri grandi a olio delle
quattro stagioni dell'anno, e questi finiti fui forzato ritrarre per Andrea
della Fonte mio amicissimo una sua donna di naturale, e con esso gli
diedi un quadro grande d'un Cristo che porta la croce, con figure
naturali, il quale aveva fatto per un parente del Papa, al quale non mi
tornò poi bene di donarlo. Al vescovo di Vasona feci un Cristo morto
tenuto da Niccodemo e da due Angeli, et a Pierantonio Bandini una
Natività di Cristo col lume della notte e con varia invenzione.
Mentre io faceva quest'opere e stava pure a vedere quello che il Papa
disegnasse di fare, vidi finalmente che poco si poteva da lui sperare,
e che in vano si faticava in servirlo. Per che, non ostante che io avessi
già fatto i cartoni per dipignere a fresco la loggia che è sopra la fonte
di detta vigna, mi risolvei a volere per ogni modo venire a servire il
duca di Fiorenza; massimamente, essendo a ciò fare sollecitato da
Messer Averardo Serristori e dal vescovo de' Ricasoli, ambasciatori in
Roma di sua eccellenza, e con lettere da Messer Sforza Almeni suo
coppiere e primo cameriere.
Essendo dunque trasferitomi in Arezzo, per di lì venirmene a Fiorenza,
fui forzato fare a monsignor Minerbetti vescovo di quella città, come a
mio signore et amicissimo, in un quadro, grande quanto il vivo, la
Pacienza, in quel modo che poi se n'è servito per impresa e riverso
della sua medaglia il signor Ercole duca di Ferrara. La quale opera
finita, venni a baciar la mano al signor duca Cosimo, dal quale fui per
sua benignità veduto ben volentieri; et in tanto che s'andò pensando
a che primamente io dovessi por mano, feci fare a Cristofano
Gherardi dal Borgo con miei disegni la facciata di Messer Sforza
Almeni di chiaro scuro, in quel modo e con quelle invenzioni che si
son dette in altro luogo distesamente. E perché in quel tempo mi
trovavo essere de' signori priori della città di Arezzo, ofizio che
governa la città, fui con lettere del signor Duca chiamato al suo
servizio et assoluto da quello obligo; e venuto a Fiorenza trovai che
sua eccellenza aveva cominciato quell'anno a murare
quell'appartamento del suo palazzo che è verso la piazza del Grano