Page 1976 - Giorgio Vasari
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voglia, condotta in Francia e data a Messer Albizo del Bene, insieme
con una Psiche che sta mirando con una lucerna Amore che dorme, e
si sveglia avendolo cotto una favilla di essa lucerna. Le quali tutte
figure ignude e grandi quanto il vivo furono cagione che Alfonso di
Tommaso Cambi giovanetto allora bellissimo, letterato, virtuoso e
molto cortese e gentile, si fece ritrarre ignudo, e tutto intero, in
persona d'uno Endimione cacciatore amato dalla Luna, la cui
candidezza, et un paese all'intorno capriccioso, hanno il lume dalla
chiarezza della luna, che fa nell'oscuro della notte una veduta assai
propria e naturale, perciò che io m'ingegnai con ogni diligenza di
contrafare i colori proprii che suol dare il lume di quella bianca
giallezza della luna alle cose che percuote.
Dopo questo, dipinsi due quadri per mandare a Raugia: in uno la
Nostra Donna e nell'altro una Pietà; et appresso a Francesco Botti in
un gran quadro la Nostra Donna col Figliuolo in braccio e Giuseppo, il
quale quadro, che io certo feci con quella diligenza che seppi
maggiore, si portò seco in Ispagna. Forniti questi lavori andai l'anno
medesimo a vedere il cardinale de' Monti a Bologna, dove era legato,
e con esso dimorando alcuni giorni, oltre a molti altri ragionamenti,
seppe così ben dire, e ciò con tante buone ragioni persuadermi, che
io mi risolvei, stretto da lui, a far quello che insino allora non avea
voluto fare, cioè a pigliare moglie, e così tolsi, come egli volle, una
figliuola di Francesco Bacci nobile cittadino aretino. Tornato a
Fiorenza feci un gran quadro di Nostra Donna, secondo un mio nuovo
capriccio e con più figure, il quale ebbe Messer Bindo Altoviti, che
perciò mi donò cento scudi d'oro, e lo condusse a Roma, dove è oggi
nelle sue case. Feci oltre ciò nel medesimo tempo molti altri quadri,
come a Messer Bernardetto de' Medici, a Messer Bartolomeo Strada
fisico eccellente, et a altri miei amici, che non accade ragionarne.
Di que' giorni, essendo morto Gismondo Martelli in Fiorenza, et
avendo lasciato per testamento che in S. Lorenzo alla cappella di
quella nobile famiglia si facesse una tavola con la Nostra Donna et
alcuni Santi, Luigi e Pandolfo Martelli, insieme con Messer Cosimo
Bartoli, miei amicissimi, mi ricercarono che io facessi la detta tavola.
Et avutone licenza dal signor duca Cosimo patrone e primo Operaio di