Page 1978 - Giorgio Vasari
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quasi  al  fine,  con  quella  maggior  diligenza  che  a  me  era  stato
               possibile  e  con  l'aiuto  d'alcuni  miei  amici,  si  desse  fuori  et  alle
               stampe,  lo  diedi  a  Lorenzo  Torrentino  impressor  ducale,  e  così  fu
               cominciato  a  stamparsi.  Ma  non  erano  anche  finite  le  teoriche,
               quando,  essendo  morto  papa  Paulo  Terzo,  cominciai  a  dubitare

               d'avermi  a  partire  di  Fiorenza,  prima  che  detto  libro  fusse  finito  di
               stampare.  Perciò  che  andando  io  fuor  di  Fiorenza  ad  incontrare  il
               cardinal di Monte, che passava per andare al Conclavi, non gli ebbi sì

               tosto  fatto  riverenza  et  alquanto  ragionato,  che  mi  disse:  "Io  vo  a
               Roma,  et  al  sicuro  sarò  papa.  Spedisciti,  se  hai  che  fare,  e  subito,
               avuto  la  nuova,  vientene  a  Roma  sanza  aspettare  altri  avvisi  o
               d'essere  chiamato".  Né  fu  vano  cotal  pronostico,  però  che  essendo
               quel  carnovale  in  Arezzo,  e  dandosi  ordine  a  certe  feste  e

               mascherate, venne nuova che il detto cardinale era diventato Giulio
               Terzo,  per  che  montato  subito  a  cavallo  venni  a  Fiorenza,  donde,
               sollecitato  dal  Duca,  andai  a  Roma  per  esservi  alla  coronazione  di

               detto nuovo Pontefice et al fare dell'apparato.
               E così giunto in Roma e scavalcato a casa Messer Bindo, andai a far

               reverenza e baciare il piè a Sua Santità il che fatto, le prime parole
               che  mi  disse  furono  il  ricordarmi  che  quello  che  mi  aveva  di  sé
               pronosticato  non  era  stato  vano.  Poi  dunque  che  fu  coronato  e
               quietato alquanto, la prima cosa che volle si facesse si fu sodisfare a

               un obligo, che aveva alla memoria di Messer Antonio vecchio e primo
               cardinal di Monte, d'una sepoltura da farsi a S. Piero a Montorio. Della
               quale fatti i modelli e disegni, fu condotta di marmo, come in altro
               luogo  s'è  detto  pienamente,  et  in  tanto  io  feci  la  tavola  di  quella

               cappella, dove dipinsi la conversione di S. Paulo: ma per variare da
               quello che avea fatto il Buonarruoto nella Paulina, feci S. Paulo, come
               egli scrive, giovane che già cascato da cavallo è condotto dai soldati
               ad Anania cieco, dal quale per imposizione delle mani riceve il lume

               degl'occhi  perduto  et  è  battezzato.  Nella  quale  opera,  o  per  la
               strettezza  del  luogo,  o  altro  che  ne  fusse  cagione,  non  sodisfeci
               interamente a me stesso, se bene forse ad altri non dispiacque, et in
               particolare a Michelagnolo.

               Feci similmente a quel Pontefice un'altra tavola per una cappella del
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