Page 1975 - Giorgio Vasari
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Feci in questo medesimo tempo il ritratto di Luigi Guicciardini, fratello
               di Messer Francesco che scrisse la Storia, per essermi detto Messer
               Luigi  amicissimo  et  avermi  fatto  quell'anno,  come  mio  amorevole
               compare, essendo commensario d'Arezzo, una grandissima tenuta di
               terre,  dette  Frassineto  in  Valdichiana;  il  che  è  stata  la  salute  et  il

               maggior bene di casa mia, e sarà de' miei successori, sì come spero,
               se non mancheranno a loro stessi. Il quale ritratto, che è appresso
               gl'eredi  di  detto  Messer  Luigi,  si  dice  essere  il  migliore  e  più

               somigliante, d'infiniti che n'ho fatti. Né de' ritratti fatti da me che pur
               sono  assai  farò  menzione  alcuna,  che  sarebbe  cosa  tediosa;  e  per
               dire  il  vero,  me  ne  sono  difeso  quanto  ho  potuto  di  farne.  Questo
               finito,  dipinsi  a  fra'  Mariotto  da  Castiglioni  aretino,  per  la  chiesa  di
               San Francesco di detta terra, in una tavola la Nostra Donna, Santa

               Anna,  San  Francesco  e  San  Salvestro.  E  nel  medesimo  tempo
               disegnai al cardinal di Monte, che poi fu papa Giulio Terzo, molto mio
               patrone, il quale era allora legato di Bologna, l'ordine e pianta d'una

               gran  coltivazione,  che  poi  fu  messa  in  opera  a'  piè  del  Monte  San
               Savino,  sua  patria,  dove  fui  più  volte  d'ordine  di  quel  signore,  che
               molto si dilettava di fabricare. Andato poi, finite che ebbi quest'opere,
               a  Fiorenza,  feci  quella  state,  in  un  segno  da  portare  a  processione
               della Compagnia di San Giovanni de' Peducci d'Arezzo, esso Santo che

               predica alle turbe da una banda, e dall'altra il medesimo che battezza
               Cristo, la qual pittura avendo sùbito che fu finita mandata nelle mie
               case  d'Arezzo,  perché  fusse  consegnata  agl'uomini  di  detta

               Compagnia,  avvenne  che  passando  per  Arezzo  monsignor  Giorgio
               cardinale d'Armignach franzese, vide, nell'andare per altro a vedere la
               mia casa, il detto segno, o vero stendardo; per che, piacciutogli, fece
               ogni  opera  d'averlo,  offerendo  gran  prezzo,  per  mandarlo  al  re  di
               Francia, ma io non volli mancar di fede a chi me l'aveva fatto fare,

               perciò che se bene molti dicevano che n'arei potuto fare un altro, non
               so se mi fusse venuto fatto così bene e con pari diligenza.

               E  non  molto  dopo  feci  per  Messer  Anibale  Caro,  secondo  che  mi
               aveva richiesto molto innanzi per una sua lettera che è stampata, in
               un  quadro  Adone  che  muore  in  grembo  a  Venere,  secondo

               l'invenzione  di  Teocrito,  la  quale  opera  fu  poi,  e  quasi  contra  mia
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